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La recente docuserie Netflix sull’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta il 26 febbraio 2011, ha riportato l’attenzione sul caso, aprendo la strada a possibili sviluppi.
I legali di Massimo Bossetti chiedono la riapertura del caso di Yara Gambirasio
Gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo per l’assassinio, hanno cercato di mettere in luce i presunti errori di Letizia Ruggeri, il pubblico ministero che si è occupato del caso. Ruggeri è attualmente sotto indagine per frode processuale e depistaggio. I legali sostengono che il magistrato non abbia conservato correttamente i 54 campioni contenenti tracce di DNA del loro cliente, trovati sul corpo e sugli abiti della ragazzina.
La condanna
I campioni rappresentano il nucleo di tutto il complesso accusatorio, che ha portato all’incriminazione e alla condanna. Il DNA di Bossetti è risultato compatibile al 99,99999987% con quello di “Ignoto 1”, identificato sullo slip di Yara. La Procura di Venezia, incaricata di investigare sulle accuse di frode e depistaggio, ha richiesto l’archiviazione del caso. Tuttavia, la decisione finale spetta al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia, Alberto Scaramuzza, che potrebbe pronunciarsi già oggi.
Il documentario Netflix
Bossetti è stato arrestato nel 2014, proprio grazie al profilo genetico che era emerso nel corso delle indagini. Il 53enne di Mapello si è sempre professato innocente. L’uomo ha recentemente preso parte alla serie Netflix “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”, disponibile sulla piattaforma di streaming dal 16 luglio. “Mi ha fatto molto emozionare” ha commentato parlando del documentario “Descrivere l’angoscia che ho provato nel vederlo è quasi impossibile, il cuore ora come allora mi scoppia dentro”.