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Volvo, 'Reagire alla violenza': Volvo Trucks e Volvo Penta contro la violenza di genere

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Milano, 25 feb. (Adnkronos) - Un incontro presso il Volvo Studio di Milano con l'obiettivo di discutere tematiche delicate e attuali relative alla violenza che molte donne sono ancora costrette a subire in numerose circostanze, spesso legate alla loro vita quotidiana e purtroppo ancora molto di...

Milano, 25 feb. (Adnkronos) – Un incontro presso il Volvo Studio di Milano con l'obiettivo di discutere tematiche delicate e attuali relative alla violenza che molte donne sono ancora costrette a subire in numerose circostanze, spesso legate alla loro vita quotidiana e purtroppo ancora molto diffuse. L’iniziativa vuole offrire uno spazio di informazione e confronto, coinvolgendo esperti, professionisti del settore e persone direttamente impegnate nell’assistenza alle vittime.

Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e cofondatrice di Rea, Giovanni Dattoli, managing director Volvo trucks Italia, Silvia Belloni, avvocata, presidente e cofondatrice di Rea, Domenico Pietropaolo, local manager di Volvo Penta Italia, Claudio Gallerani, socio Rea, Roberta de Leo ed Emanuela Fumagalli, avvocate penaliste, Stefania Sacchezin, psicologa, NancyCooklin, coach e couselor, Irene Pellizzone, professoressa presso UniMi e Sabrina Vincenti, antopologa presso WeWorld, hanno raccontato una realtà nella quale si parla frequentemente di violenza fisica, ma ne esistono anche forme più sottili e delicate che le donne devono affrontare. Si tratta di violenza domestica, psicologica ed economica.

Dopo il benvenuto di Chiara Angeli, head of commercial operations di Volvo Car Italia, Giovanni Dattoli, ad di Volvo Trucks Italia, evidenzia l’importanza della partnership con Rea: "Volvo e Rea sono unite nel promuovere una cultura aziendale fondata su diversità, inclusione e rispetto. Un ambiente di lavoro eterogeneo è fonte di ricchezza e innovazione". A seguire Pina Picierno, socia fondatrice Rea e vicepresidente del Parlamento europeo, sottolinea l’importanza di non dimenticare e dire basta a sentirsi colpevoli della violenza. "Spesso nei tribunali dove le vittime dovrebbero essere protette diventano esse stesse vittime, nei luoghi di lavoro dove la disparità salariale è ancora un’enorme realtà, tra le mura domestiche che spesso nascondono abusi ma anche quando otteniamo delle piccole vittorie, c’è chi minimizza o scredita le battaglie femministe perché la parità fa paura a chi vuole conservare il potere. Ed è per questo che iniziative come quella di oggi servono a ribadire che la nostra lotta continua e a celebrare i piccoli passi che Rea e Volvo stanno compiendo".

"Le molestie sul luogo di lavoro e la violenza domestica sono fenomeni strettamente collegati. Rea (Reagire alla violenza) è fermamente convinta che la violenza di genere abbia gravi ripercussioni anche sulla occupazione, la sicurezza e la produttività. L’alleanza con le aziende deve dunque essere su questi temi granitica: chi è vittima di comportamenti violenti sul lavoro o a casa deve avere un interlocutore aperto all’ascolto e competente che possa orientare, accompagnare e supportare. L’incontro di oggi è un ulteriore passo del lungo cammino in questa direzione" spiega Silvia Belloni, presidente Rea.

Durante l’incontro svolto, le avvocate penaliste Roberta De Leo, Emanuela Fumagalli e Claudio Gallerani (socio Rea), hanno descritto come gli esempi di violenza domestica-assistita siano frequentemente sottovalutati, nonostante il loro impatto significativo sulle vittime, in particolare sui minori che assistono a episodi di abuso all'interno del contesto familiare. Le avvocate hanno evidenziato come sia fondamentale il supporto dell’azienda, per poterli intercettare in anticipo e garantire alla donna il supporto necessario per la sua autonomia e indipendenza; ad esempio tramite la redazione di policy anti molestie, la tutela del proprio dipendente in casi più gravi (ex. tramite un bodyguard), la diffusione e lo sdoganamento del tabù legato alla violenza, offrendo la flessibilità oraria o l’aumento del congedo. E' fondamentale la collaborazione di tutte le parti affinché questi episodi di violenza domestica non si verifichino più.

A tale violenza segue una dipendenza psicologica, affettiva, "in particolare si tratta spesso di relazioni tossiche e manipolatorie che arrivano a minare l’autostima e la capacità di reagire della vittima, rendendo ancora più difficle spezzare il ciclo dell’abuso", affermano la psicologa Stefania Sacchezin e la coach e counselor Nancy Cooklin spiegando quanto sia fondamentale "educare alla consapevolezza emotiva e fornire strumenti di autodeterminazione per aiutare chi si trova intrappolato in queste dinamiche".

In contesti di violenza, il fenomeno dell’arousal gioca un ruolo cruciale ovvero "l'attivazione neurovegetativa dell’individuo di fronte a stimoli percepiti come minacciosi, sia soggettivamente che dall’ambiente circostante. Il nostro cervello, infatti, è in grado di riconoscere segnali di pericolo e reagisce entrando in uno stato di allerta. Tuttavia, questa risposta iniziale può spesso condurre la vittima a giustificare l’accaduto o persino a colpevolizzarsi". Con il ripetersi degli episodi, il cervello tende a creare un meccanismo di adattamento, portando la persona a credere di poter gestire la situazione e, di conseguenza, a normalizzarla. Per spezzare questo circolo vizioso, la psicologa Stefania Sacchezin suggerisce un approccio consapevole e riflessivo, ponendosi domande chiave che aiutano a prendere distanza dall'accaduto. Ad esempio: se non fossi io la persona colpita, cosa direi a chi sta subendo questa situazione? Attraverso una maggiore consapevolezza e strumenti di auto-riflessione, è possibile riconoscere e contrastare più efficacemente le dinamiche di violenza, proteggendo il proprio benessere psicologico.

Ultimo intervento a cura di Irene Pelizzone e Sabrina Vincenti legato alla violenza economica, ovvero quella forma di controllo che limita l’autonomia finanziaria della vittima, impedendole di costruire un futuro indipendente. Durante questo intervento si è sottolineato quanto: "Il mancato accesso alle risorse economiche, il controllo ossessivo delle spese e la privazione di opportunità lavorative, sono solo alcuni dei modi in cui questa forma di abuso si manifesta. Riconoscerla è il primo passo per combatterla". In un’indagine condotta dall'associazione WeWorld su un campione di 1200 persone, si nota subito come la violenza economica sia difficilmente riconosciuta, solo il 56% la ritiene grave, mettendo al primo posto quella sessuale. Il 49% delle donne ha subito una qualche forma di violenza economica, aggravata se si ha affrontato una situazione di divorzio. Una donna su due tra le intervistate afferma di essersi vista negata la possibilità di lavorare dal proprio partner.

Sabrina Vicenti si è inoltre soffermata su Spazio Donna, un programma nazionale attivo da dieci anni, nato per offrire luoghi di socializzazione e aggregazione dedicati al sostegno e all’empowerment femminile. In questi spazi, le donne trovano un ambiente accogliente in cui condividere le proprie esperienze, e spesso si trovano ad affrontare temi che vanno oltre la quotidianità. Molte delle storie raccontate riguardano forme di violenza economica e psicologica, dinamiche che, se intercettate in tempo, possono essere arginate prima di trasformarsi in vere e proprie situazioni di abuso. Ed è proprio questa la forza di Spazio Donna: agire in chiave preventiva, offrendo supporto e strumenti per riconoscere e contrastare condizioni potenzialmente critiche. È importante sottolineare che Spazio Donna non è un centro antiviolenza, il cui intervento avviene a violenza già accaduta, ma un punto di riferimento per promuovere consapevolezza e autodeterminazione, prevenendo scenari di rischio. Volvo è un’azienda attenta al benessere dei propri collaboratori, abituata ad avere la parità come valore e con un codice etico rigoroso; e ritiene fondamentale investire in progetti che vadano in questa direzione. L'evento odierno rappresenta un esempio evidente.