L’istruttoria di 60 pagine pubblicata dall’Antitrust su Vittorio Sgarbi rivela sedici incarichi differenti e 300mila euro guadagnati di quelle che sono state definite attività incompatibili con il ruolo da sottosegretario. Scopriamo i punti principali della delibera che ha costretto il sottosegretario alla Cultura ad annunciare le sue dimissioni.
Vittorio Sgarbi e l’Antitrust: cosa rivela l’istruttoria
La situazione per Vittorio Sgarbi non sembra promettere bene. Dopo la condanna per diffamazione nei confronti di Virginia Raggi è stata recentemente pubblicata la delibera che l’Antitrust ha effettuato nei confronti del sottosegretario alla Cultura. E, stando all’istruttoria di 60 pagine, sono 300mila gli euro guadagnati tramite attività definite incompatibili con il suo ruolo.
Al critico d’arte viene sostanzialmente contestato di aver “esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione legge 20 luglio 2004, n. 215”.
Sgarbi è quindi essenzialmente accusato di conflitto di interesse e sono molteplici i casi riportati nella delibera che riguardano spettacoli teatrali, attività di firmacopie, ospitate televisive e molto altro. Ma non è tutto, perché si parla anche di 16 incarichi, sia pubblici che privati, ricoperti dal critico d’arte oltre quello di sottosegretario. Attività che, secondo l’Antitrust, avrebbe condotto a favore di soggetti pubblici e privati.
Vittorio Sgarbi si difende
Non si è fatta attendere la risposta di Sgarbi che ha già annunciato un ricorso al Tar. In una nota condivisa recentemente, il critico d’arte dichiara di essere vittima di una campagna di diffamazione perpetrata da Dario di Caterino che voleva vendicarsi, ma se la prende anche con i giornali e le trasmissioni televisive che hanno preso per buone le sue parole senza controllare se fossero vere oppure no.