Milano, 28 gen. (Adnkronos) – E' in agenda per domani, mercoledì 29 gennaio, in Cassazione l'udienza camerale per decidere sulla competenza territoriale del filone di indagine sul caso Visibilia che vede accusata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps (parte civile) in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Lo scorso 23 ottobre la gup di Milano Tiziana Gueli aveva riconosciuto la questione preliminare sollevata dalla difesa e rimandato per la decisione ai giudici di piazzale Clodio. Spetterà dunque alla Cassazione decidere se gli atti devono restare a Milano oppure essere trasmessi alla procura di Roma.
La difesa Santanchè, rappresentata dall'avvocato Nicolò Pelanda, è da sempre convinta che la sede naturale è la Capitale "perché li si trova il server dell'Inps e anche perché il primo versamento è intervenuto su un conto romano". Di avviso opposto la procura che sostiene la presunta truffa con una condotta "continuata" su tutti i dipendenti e con l'ultimo pagamento su un conto a Milano. Oltre alla ministra, rischiano il processo anche il compagno dell'esponente di FdI Dimitri Kunz D'Asburgo e Paolo Giuseppe Concordia, responsabile delle tesorerie del gruppo Visibilia, e le due società Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa.
Nell'indagine, coordinata dai pm milanesi Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo – e quindi continuando a lavorare – causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'ente pubblico. Il fascicolo era nato dalle dichiarazioni di Federica Bottiglione, ex dirigente di Visibilia Editore, la quale aveva registrato le conversazioni con il compagno della Santanché e aveva raccontato di aver continuato a lavorare quando, dal marzo 2020 fino a novembre 2021, era invece ufficialmente in cassa integrazione a zero ore nel periodo Covid. Uno schema che sarebbe stato replicato per sei ex dipendenti di Editore e altri sei di Concessionaria. Accuse da cui, nei mesi scorsi, la senatrice di Fratelli d'Italia si era difesa in Parlamento.