Milano, 25 nov. (Adnkronos Salute) – Nel 2023 sono state 16mila le aggressioni contro gli operatori sanitari in Italia, tra violenze fisiche, verbali e contro la proprietà. E dei 18mila professionisti coinvolti, 2 su 3 sono donne. E' il dato ricordato dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, che non ha a caso sceglie la data di oggi – Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne – per lanciare 2 campagne di sensibilizzazione contro le aggressioni in pronto soccorso. L'obiettivo è "comunicare con i pazienti e con i loro familiari per prevenire episodi di violenza all'interno dei reparti di emergenza-urgenza, tra i setting più a rischio", spiega la Fnomceo. I materiali verranno messi a disposizione dei 106 Ordini territoriali.
'Mentre aspetti' è il titolo della prima campagna, che cerca di far capire a chi attende in un pronto soccorso cosa succede oltre la porta che si è chiusa dietro le spalle del loro caro. "Mentre aspetti pensa che una diagnosi richiede tempo", "pensa che ci stiamo prendendo cura della persona che ami" e "che in altri Paesi si accede alle cure solo con la carta di credito". Ancora: "Mentre aspetti pensa che l'unico nemico qui è la malattia" e "che al di là del vetro stanno salvando delle vite". Frasi scritte su poster, accompagnate da immagini di medici e pazienti in situazioni di cura. In coda a ogni messaggio la campagna fa appello ai cittadini: "In pronto soccorso ce la mettiamo tutta per aiutarti. Sii paziente". La seconda campagna mette invece in evidenza le possibili conseguenze penali di un'aggressione al personale sanitario, sottolineando anche in questo caso il carattere universale, equo e solidale del Servizio sanitario nazionale: "Qui curiamo tutti, senza distinzioni", mentre "in tanti Paesi l'assistenza sanitaria è solo per ricchi". Le immagini ritraggono medici che guardano l'interlocutore dritto negli occhi e cercano di stabilire un canale di comunicazione per descrivere in cosa consiste il loro lavoro e perché talvolta i cittadini devono aspettare: "Facciamo ore e ore di straordinari", "lo sappiamo che aspetti da ore. E' perché dobbiamo andare dal più grave al meno grave".
Le 2 campagne – ricorda la Fnomceo – seguono lo spot di marzo e 2 corsi Ecm attualmente fruibili da tutti i medici e gli odontoiatri sulla piattaforma Fadinmed: uno sulle cause della violenza e uno, pratico, sulle tecniche per riconoscere e disinnescare l'escalation di rabbia che può portare a un'aggressione.
"Abbiamo scelto la data del 25 novembre – afferma Anelli – perché secondo tutti i dati disponibili la stragrande maggioranza dei medici vittima di aggressione sono colleghe donne. E donne sono purtroppo molte dei medici che hanno perso la vita, dottoresse che sono state uccise mentre stavano facendo il loro lavoro: Barbara Capovani, Paola Labriola, Eleonora Cantamessa Maria Monteduro, Roberta Zedda", elenca il presidente dei medici italiani. "Questo non può che farci paura e farci riflettere su quanto la società oggi non riesca realmente a rendere sicuro il lavoro. La violenza di genere – osserva Anelli – permea purtroppo tutta la società ed è un problema enorme, di fronte al quale nessuno può rimanere indifferente. Anche in sanità è una questione importantissima, perché oggi le donne che lavorano al suo interno sono sempre di più, fra i medici in attività sono la maggioranza".
"Il problema della violenza – ribadisce il numero uno della Fnomceo – non può risolversi senza interventi strutturali che colmino le carenze di personale e garantiscano condizioni di lavoro sicure ai medici. I recenti interventi del Governo a livello legislativo si sono rivelati efficaci e hanno già portato all'arresto dell'aggressore a Lamezia Terme. Tuttavia, serve anche un'azione culturale che incida sul modo in cui i cittadini guardano al Ssn, come bene comune da tutelare. Da queste considerazioni nasce l'idea di queste campagne di sensibilizzazione che puntano a ricucire il rapporto medico-paziente logorato da cause che sono esterne all'operato dei medici e di cui gli operatori sanitari sono le prime vittime. Siamo partiti dai pronto soccorso perché rappresentano, insieme al 118, alla psichiatria, soprattutto territoriale, alle guardie mediche, uno dei settori in cui le violenze sono più frequenti e in cui è quanto mai necessario un dialogo con i cittadini. Abbiamo bisogno che nell'organizzazione la comunicazione con il paziente diventi una parte strutturata, importante. Se la gente si sente accolta e compresa nel suo disagio – auspica Anelli – questo toglie buona parte di quel terreno di coltura su cui si innesta poi la violenza".