Roma, 22 nov.
(Adnkronos Salute) – “Un donna o ragazza su tre è vittima di violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita. Nella maggior parte dei casi l’aggressore è il suo partner o convivente e, pertanto, la violenza potrebbe essere prevenuta o almeno intercettata. In tal senso, l’ostetrica può essere considerata una vera e propria sentinella in grado di rilevare eventuali situazioni disfunzionali e segnalarle alle autorità competenti, avviando la donna verso percorsi di protezione, assistenza e cura”.
A dirlo è la presidente della Fnopo, la Federazione Nazionale della Professione Ostetrica, Silvia Vaccari, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra il 25 novembre di ogni anno. La ricorrenza è stata istituita dalle Nazioni Unite, in ricordo del terribile assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto durante il regime dominicano di Rafael Leonidas Trujillo nel 1960.
“A conferma della necessità di un’azione interdisciplinare, la Fnopo, di concerto con il Cnoas, il Consiglio nazionale degli Ordini degli Assistenti Sociali, intende avviare il progetto sulle maternità fragili al quale sono invitati a partecipare anche gli altri Ordini della Consulta delle professioni sanitarie.
Ostetriche/i e assistenti sociali sono dunque alleati per mettere al centro della propria Mission la prevenzione e il sostegno alla maternità, alla genitorialità, nonché nell’affrontare il tema della violenza di genere e il malessere delle donne”, assicura la presidente Vaccari.
"La Dichiarazione Onu per l’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 definisce violenza contro le donne ‘ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata – aggiunge la presidente Vaccari – E sono i danni, le sofferenza fisiche, sessuali o psicologiche di qualsiasi donna che le ostetriche si impegnano a prevenire".
"Ovviamente, per farlo non è sufficiente la preparazione professionale, di cui le ostetriche sono indiscutibilmente dotate, ma è necessario creare una rete di strutture e di professionisti dedicati alla prevenzione e, laddove si sia già consumata, all’intercettazione della violenza. Non solo – conclude – è necessario implementare la presenza di presidi territoriali, come consultori Case della comunità, ma anche promuovere l’assistenza domiciliare attraverso l’home visiting".