Verona , 8 apr. (askanews) – Sicilia che passione. Una girandola di gusti intensi e sapori indimenticabili al Vinitaly, al padiglione dedicato alla Regione. Certezze del territorio, in un momento storico molto particolare. Ma che Vinitaly è questo? “Beh, è un Vinitaly come tutti gli altri Vinitaly, sicuramente c’è un momento di grande attesa, di tensione, siamo qui per guardare, per vedere dove andranno i mercati, quello che succederà con questi nuovi dazi, quindi di prudenza direi. Mi aspetto un’attenzione maggiore, l’Europa e il nostro vino non è soltanto un bene economico, ma un valore culturale, dobbiamo tirare fuori questo orgoglio dell’appartenenza”, afferma Vinzia Novara, amministratore delegato di Firriato.
Durante i quattro giorni di Manifestazione, l’occasione di degustare le produzioni dell’areale etneo: dalla collezione “Vini di Contrada” fino agli Spumanti “Gaudensius” Metodo Classico, testimoni del livello qualitativo raggiunto da Firriato.
Ci sono poi le infinite sfumature del Marsala Florio, che oggi vive una dimensione nuova e contemporanea.
“Marsala non è soltanto un modo di leggere il vino in Sicilia, ma è una sinergia che sposa anche altre discipline come il Madeira, il Porto, lo Sherry”, spiega Roberto Magnisi, direttore Cantine Florio. “Tanto che quest’anno stiamo portando avanti una sinergia a un livello altissimo: l’UNESCO, con queste denominazioni per raccontare la cultura della trasformazione e per dare voce a delle referenze meravigliose che sposano l’aperitivo con il Marsala Vergine e col Marsala Superiore, e addirittura giocano a tutto pasto e la chiusura è magnifica perché si parla di secchezza con il Marsala Vergine o con dolcezza con il Marsala Superiore”, aggiunge.
Madeira, Samos, Sherry, Porto e Marsala sono infatti le denominazioni storiche che fanno parte della Sun Belt Zone, dove da secoli si producono i più importanti vini fortificati al mondo; da qui il recente protocollo d’intesa siglato tra i suddetti Consorzi di tutela, che hanno avviato un percorso congiunto per la candidatura a patrimonio UNESCO.
E di acronimo in acronimo si arriva a Bi.Vi.Si., ovvero Biodiversità Viticola Siciliana. Il progetto consiste nell’approfondire gli studi, che già ci sono da alcuni anni, su alcuni vitigni autoctoni cosiddetti minori, che però minori potrebbero non essere in futuro. “La Sicilia è un grande patrimonio di biodiversità. Tutti conoscono 5 o 6 varietà, ma in realtà ce ne sono 20, 30, 40. Alcune di queste si stanno appunto studiando per capire le loro potenzialità nella situazione attuale, che è anche una situazione di cambiamento climatico” dichiara Maurizio Gily, agronomo e Innovation Broker progetto Bi.Vi.Si.. “Quindi capirne bene le potenzialità viticole ed enologiche. A questo proposito c’è una cantina sperimentale a Marsala, dove si sono fatti per due anni 50 microvinificazioni. Alcuni campioni li assaggeremo qui al Vinitaly con dei giornalisti. In più anche alcune sotto varietà di vitigni già conosciuti, che però anche loro hanno una grande variabilità all’interno della varietà, e quindi sono anche questi da conoscere meglio. Lo scopo è quello di avere nuovi strumenti per la viticoltura siciliana”, chiosa.