Aveva già fatto parlare di sé per aver usato l’intelligenza artificiale e scrivere un libro che le ha garantito la vittoria ad un concorso letterario giapponese.
Rie Qudan, questo il nome dell’autrice, è però tornata a parlare della situazione spiegando i motivi che l’hanno spinta a sfruttare questa nuova tecnologia, ribadendo l’intenzione di voler superare i suoi limiti e trovare parole sempre più precise e giuste per i suoi testi.
Un utilizzo marginale dell’IA
Bisogna però sottolineare che, almeno stando a quanto dichiarato dall’autrice, in realtà solo il 5% dell’opera è stata scritta con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, tecnologia che ha sfruttato anche come supporto per delineare meglio i personaggi e l’ambientazione.
I giurati del premio però non hanno badato molto alla cosa, concentrandosi esclusivamente sulla qualità dell’opera che hanno ritenuto all’altezza della competizione.
Qudan ha anche sottolineato che in occidente c’è ancora molto scetticismo, se non una vera e propria ostilità, nei confronti di questa tecnologia. Situazione completamente diversa in oriente dove in molti sembrano ormai aver accettato l’uso dell’intelligenza artificiale in sempre più ambiti come un qualcosa di inevitabile.
Inoltre l’autrice rivela che non prova alcuna vergogna o senso di colpa nell’utilizzare l’IA nei suoi progetti, non vuole avere limiti e porre freni alla sua creatività solo per rimanere attaccata alla tradizione.
La passione per l’Italia
Qudan è stata anche intervistata da Sky TG24 e si è presentata all’incontro indossando la maglia del Milan, dichiarando subito il suo amore per il nostro paese. Ha anche ammesso di seguire con interesse il cinema italiano, soprattutto i film di Luca Guadagnino.
Mentre come ispirazione per il suo romanzo ha rivelato di aver preso ad esempio il filosofo Giorgio Agamben che ha riformato il pensiero politico tramite l’uso di nuovi termini e categorie, il tutto partendo dai concetti di vita e di sacro.