Non si tratta solo di una questione etica, ma anche di un fattore determinante per la crescita economica e sociale. L’Italia, come gli altri paesi dell’Unione Europea, è impegnata a colmare il divario di genere, come dimostrano le numerose iniziative legislative e le strategie promosse a livello nazionale e comunitario.
Il Parlamento Europeo ha da tempo posto la parità di genere tra le sue priorità, adottando leggi, raccomandazioni e piani d’azione per promuovere l’uguaglianza sul luogo di lavoro, in politica e in altri ambiti della società. A livello nazionale la Strategia Nazionale per la parità di genere 2021-2026 rappresenta un importante passo avanti, delineando un percorso concreto per affrontare le disuguaglianze di genere in diversi settori, dal lavoro all’istruzione, dalla salute alla partecipazione politica.
In questo contesto, le aziende italiane sono chiamate a svolgere un ruolo di primo piano. Non si tratta solo di adeguarsi alle normative, ma di abbracciare un cambiamento culturale che riconosca il valore della diversità e dell’inclusione. Lo strumento principale per attestare l’impegno delle imprese in questo ambito è la certificazione della parità di genere, introdotta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Ottenere questa certificazione non è solo un atto formale, ma un percorso che porta le aziende a rivedere le proprie politiche interne, a promuovere una cultura aziendale inclusiva e a garantire pari opportunità a uomini e donne. I vantaggi sono tangibili: miglioramento dell’immagine aziendale, maggiore attrattività per talenti e investitori, incremento della produttività e della competitività.
Il ruolo delle aziende sul tema della parità di genere
Molte aziende italiane hanno già intrapreso questo percorso con successo, ottenendo la certificazione di parità di genere e implementando politiche innovative. Ha fatto notizia la recente certificazione di Golden Group, azienda in crescita nel settore della finanza agevolata.
Golden Group ha raggiunto una rappresentanza femminile del 40% della popolazione aziendale, con il 55% dei ruoli manageriali ricoperti da donne, grazie a un impegno costante per le pari opportunità e la conciliazione vita-lavoro. Anche Alpitour ha ottenuto la certificazione, dimostrando un forte orientamento alla valorizzazione delle risorse umane e alla creazione di una cultura aziendale inclusiva e sostenibile.
Questi due esempi sono solo la punta dell’iceberg: sono molte le aziende italiane che in questo momento stanno lavorando per rispondere alla sfida della parità di genere, dimostrando che è possibile creare un ambiente di lavoro equo, inclusivo e performante.
A supporto di questo cambiamento, giocano un ruolo fondamentale anche le Camere di Commercio, che si stanno adoperando per incentivare la sensibilizzazione delle imprese sul tema della parità di genere. Attraverso iniziative di informazione, formazione e assistenza, le Camere di Commercio aiutano le aziende a comprendere i vantaggi della certificazione, a implementare politiche di parità di genere e a comunicare il proprio impegno ai propri stakeholder.
La certificazione di parità di genere: un percorso verso l’inclusione
Ma come si ottiene la certificazione della parità di genere? Le aziende che ne fanno richiesta devono dimostrare di aver adottato misure concrete in diverse aree. Innanzitutto l’equità retributiva: a parità di mansioni e competenze, uomini e donne devono percepire lo stesso salario. Un altro aspetto fondamentale è la parità di opportunità di carriera: le donne devono avere le stesse possibilità di accesso a posizioni di leadership e di avanzamento professionale.
Spesso, infatti, le donne incontrano maggiori ostacoli nel fare carriera, a causa di pregiudizi, stereotipi e mancanza di politiche di sostegno alla genitorialità. Per questo, è importante che le aziende adottino misure per favorire la conciliazione vita-lavoro, offrendo flessibilità oraria, smart working e servizi di welfare aziendale, come asili nido o permessi per l’assistenza ai familiari.
La tutela della genitorialità è un altro tassello fondamentale: le aziende devono garantire congedi parentali adeguati sia per le madri che per i padri, per evitare che la nascita di un figlio penalizzi la carriera delle donne.
Inoltre, per ottenere la certificazione della parità di genere, le aziende devono investire nella formazione e nella sensibilizzazione sulla diversità e inclusione, per creare un ambiente di lavoro in cui tutti si sentano valorizzati e rispettati. Cruciale, in questa direzione, è la prevenzione di molestie e discriminazioni di genere, attraverso l’adozione di codici etici, procedure di segnalazione e sanzioni efficaci.
La crescente attenzione verso il gender gap ha spinto già molte aziende a intraprendere questo percorso, ma nonostante i progressi compiuti le sfide da affrontare sono ancora molte. Il divario salariale di genere persiste, la rappresentanza femminile nei ruoli apicali è ancora insufficiente e gli stereotipi di genere continuano a influenzare le scelte professionali e le carriere. Per questo, è necessario un impegno costante da parte di tutti gli attori coinvolti: istituzioni, aziende, sindacati, associazioni e cittadini.
Le aziende hanno infatti la responsabilità di guidare il cambiamento, creando un ambiente di lavoro in cui uomini e donne possano esprimere appieno il proprio potenziale, ma per un reale cambiamento della società serve un lavoro di concerto. Solo così potremo costruire un futuro in cui il talento e il merito siano valorizzati, indipendentemente dal genere.