Venezuela: Cipriani, 'grazie a Italia per posizione ferma contro il regime'

Roma, 17 dic. (Adnkronos) - "Ringrazio il governo italiano per la posizione ferma e chiara che mantiene contro gli oltraggi del regime venezuelano, per la solidarietà e l'affetto verso la nostra piccola Venezia, che ci fa sentire meno orfani della nostra patria e per darmi l'op...

Roma, 17 dic.

(Adnkronos) – "Ringrazio il governo italiano per la posizione ferma e chiara che mantiene contro gli oltraggi del regime venezuelano, per la solidarietà e l'affetto verso la nostra piccola Venezia, che ci fa sentire meno orfani della nostra patria e per darmi l'opportunità di essere la voce di tanti cittadini italiani che oggi sono ingiustamente detenuti in diverse carceri venezuelane senza un giusto processo e con i loro diritti umani violati".

Lo ha detto l'avvocato per i diritti umani Maria Costanza Cipriani in occasione della consegna del Premio Sacharov 2024 per la libertà di pensiero a María Corina Machado, leader delle forze democratiche in Venezuela, e al Presidente eletto Edmundo González Urrutia.

La Cipriani è una cittadina italiana residente in Venezuela ed è moglie di Perkins Rocha, avvocato della coalizione democratica in Venezuela, legale di Maria Corina Machado e prigioniero politico dal 27 agosto.

"La maggior parte dei cittadini venezuelani – ha sottolineato – non ha potuto nominare un difensore privato dopo esser stati accusati di reati gravi come il tradimento e il terrorismo, senza alcuna prova dei presunti crimini commessi. Molti di loro non hanno avuto alcun contatto con i familiari o avvocati dal giorno del loro arresto. Alcuni di loro sono trattenuti da oltre cento giorni".

"Nel caso di mio marito – ha detto ancora la Cipriani – Perkins è stato rapito da 113 giorni.

113 giorni di assenza e silenzio. Alla nostra famiglia manca il marito e il padre. Al Venezuela manca il cittadino buono, il cui unico crimine è stato quello di difendere la verità su quanto accaduto il 28 luglio. Inutili sono stati per tutti noi i passi compiuti nel Tribunale venezuelano, chiedendo che ci permettano di vederlo e di permettere la nomina di una difesa privata. Così come inutili sono state le richieste di visita dei nostri parenti, dei medici legali che potessero verificare il loro stato di salute".

"Andiamo nei centri di detenzione con un atto di fede – ha spiegato – Portiamo tutto il cibo, le medicine e gli oggetti personali che ci chiedono, ma in realtà non sappiamo nemmeno se i nostri parenti sono lì. Se mai riceveranno quanto portiamo, e se stanno bene fisicamente ed emotivamente. Il nostro è uno stato di impotenza assoluto. Siamo molto grati per gli sforzi compiuti dal Consolato generale d'Italia e Venezuela per aiutare i nostri parenti.

Anche se finora siamo riusciti a far poco. La tortura come pratica di stato del regime venezuelano è una realtà innegabile, che deve essere denunciata da tutti gli organismi internazionali".

"Tenere i prigionieri politici in isolamento non è una tortura solo per loro – ha concluso – ma anche per le loro famiglie che assistono inorridite al passare del giorno senza poterli vedere o sentire. L'incertezza è presente ogni giorno della nostra vita. Il Venezuela ha bisogno della solidarietà del paesi democratici del mondo.

Abbiamo bisogno delle loro posizioni forti e determinate. Dobbiamo passare dalla parola ai fatti, facendo pressione sugli organismi necessari per ottenere la libertà di tutti i prigionieri politici".