L’arcivescovo Carlo Maria Viganò è stato scomunicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, che lo ha dichiarato colpevole di scisma dopo i ripetuti attacchi a Papa Francesco, di cui non riconosce l’autorità.
Vaticano, scomunicato il monsignor Carlo Maria Viganò: l’accusa è di scisma
La Congregazione ha affermato che le dichiarazioni pubbliche di Viganò rappresentano un rifiuto di sottomettersi al Sommo Pontefice e alla comunione con i membri della Chiesa, oltre a mettere in dubbio la legittimità dell’autorità del Concilio Vaticano II. Monsignor Viganò, 83 anni, è una figura prominente del settore conservatore della Chiesa cattolica, nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II nel 1992 e nunzio apostolico in Nigeria e poi negli Stati Uniti.
Il 28 giugno, su X, Viganò ha annunciato di essere stato convocato dalla Congregazione per rispondere all’accusa di scisma, ma ha rifiutato di presentarsi.
Il Vaticano ha scomunicato monsignor Carlo Maria Viganò
Il 4 luglio, la Congregazione guidata dal cardinale argentino Victor Manuel Fernandez si è riunita e ha deliberato senza la sua presenza, giudicandolo colpevole e promulgando la sua scomunica. Negli ultimi anni, Viganò ha criticato apertamente Papa Francesco, accusandolo di coprire gli abusi sessuali del cardinale Theodore McCarrick e chiedendone le dimissioni.
Ha anche definito il Papa “eretico” e “tiranno”, mettendo in dubbio la legittimità della sua elezione.
Viganò ha descritto il Concilio Vaticano II come un “cancro ideologico” e ha chiamato la “Chiesa bergogliana” una “metastasi”. La sentenza di scomunica è stata comunicata a Viganò, che considera le accuse un onore e una conferma delle sue tesi.