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Valentina perde il marito e l’assegno unico non arriva: cosa prevede la legge

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Marito morto, nessun assegno unico: famiglie monogenitoriali escluse dal sostegno economico. Parte un ricorso collettivo per ottenere diritti negati e superare anni di silenzi e ingiustizie.

La storia di Valentina Pennati, 41 anni, inizia nel modo peggiore. Un marito perso troppo presto, nel 2019. Dopo il marito morto così precocemente ecco l’arrivo del figlio, una lieto evento in un momento così drammatico. E una consapevolezza, quella più amara, che arriva solo dopo. Quando il lutto si mescola alla burocrazia. E diventa ancora più pesante da digerire.

Assegno unico, marito morto e nessun aiuto: la denuncia delle famiglie invisibili

«Per noi nessuna tutela. Nessun aiuto economico. Nessun riconoscimento giuridico». Tre frasi secche. Tre realtà che lei, e tanti altri come lei, si portano addosso ogni giorno. Valentina lo racconta senza filtri. E lo fa dalle pagine de Il Giorno.

Il suo non è un caso isolato. In Italia — lo confermano anche i dati Istat — le famiglie monogenitoriali sono quelle più fragili. Quelle che barcollano, ogni mese, quando arrivano bollette, spese impreviste, mensa, scarpe nuove per i figli. Eppure. Da più di cinque anni, queste stesse famiglie restano fuori dal sistema dell’Assegno Unico. Escluse. Come se non esistessero.

«Siamo semplicemente il nulla», dice Valentina. Con quella sincerità spiazzante di chi non ha più paura di dire come stanno davvero le cose. Per questo ha deciso di unirsi all’associazione Una buona idea. Non solo un nome, ma una battaglia concreta.

La sua voce si unisce a tante altre. Storie diverse, stesso finale: solitudine, responsabilità, fatica. «Essere un genitore unico non è solo crescere un figlio da soli. È gestire tutto. L’educazione, il lavoro, le difficoltà. Giorno dopo giorno, senza rete». E poi c’è quella parola, “single”. Che non le va giù. «Suona moderna. Suona quasi glamour. Ma non c’entra nulla con la nostra vita».

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Da questa rabbia lucida è nato un ricorso collettivo. L’obiettivo è chiaro: far riconoscere i diritti negati. E ridare dignità a chi, come Valentina, ha visto lo Stato voltarsi dall’altra parte. Il ricorso sarà depositato entro fine aprile. E in pochi giorni, già 90 famiglie hanno firmato.

Non è un’iniziativa isolata. Oltre a Una buona idea, anche Smallfamilies Aps e Mykes S.r.l. Impresa Sociale hanno deciso di spingere questa battaglia. Se le cose andassero per il verso giusto, ogni famiglia potrebbe ricevere fino a 34 euro in più al mese per ogni figlio. Tradotto: oltre 400 euro all’anno. Soldi che, per chi fa i conti col vuoto e la solitudine, non sono pochi.

«Non possiamo più accettare che, superati i cinque anni dal lutto, venga negato un diritto. Non si cancella un padre o una madre con un numero sul calendario», fanno sapere dalle associazioni.

E adesso? Adesso si può ancora aderire. Bastano pochi passaggi. Un’email all’indirizzo dedicato (ricorso.assegnounico@gmail.com), qualche dato, e la propria storia.