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Vaiolo delle scimmie, Ecdc: "C'è il rischio che la malattia diventi endemica"

Vaiolo scimmie Ecdc

Oltre 80 casi di vaiolo in nove Stati dell'Unione Europa. Questo è ciò che emerge dall'ultimo report diffuso dall'Ecdc.

Non sono passate che poche settimane dalla rilevazione dei primi casi di vaiolo delle scimmie. Eppure, a questo punto l’attenzione risulta essere particolarmente alta. Il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) nell’ultimo report diramato nella giornata di lunedì 23 maggio, ha fatto il pumto su come si sta evolvendo la malattia. “Sono preoccupata per l’aumento del numero di casi di vaiolo delle scimmie segnalati nell’UE e nel mondo”, ha dichiarato la commissaria europea per la Salute Stella Kyriakides.

 Vaiolo delle scimmie, l’Ecdc: in quali Paesi si è diffusa la patologia

Stando a quanto emerge dai dati raccolti dall’ente europeo, sono nove i Paesi dell’Unione Europea nei quali si è diffusa la patologia. Si tratta nello specifico di Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia e Paesi Bassi. 

Ad ogni modo, ha precisato la direttrice dell’Ecdc Andrea Ammon “La maggior parte dei casi attuali si è presentata con sintomi lievi e per la popolazione più ampia la probabilità di diffusione è molto bassa. Tuttavia, la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio durante le attività sessuali tra persone con più partner sessuali, è considerata alta”. 

Ecdc: “C’è il rischio che la malattia diventi endemica in Europa”

L’Istituto Europeo ha proseguito dichiarando nel caso in cui vi sia la trasmissione da uomo ad animale che il virus si diffonda tra questi ultimi  “c’è il rischio che la malattia diventi endemica in Europa”. Infine gli esperti hanno raccomandato: “Le persone infette dovrebbero rimanere isolate fino alla caduta delle croste e in particolare dovrebbero evitare contatti ravvicinati con persone immunodepresse e animali domestici. Si consiglia inoltre di astenersi dall’attività sessuale e da uno stretto contatto fisico fino alla guarigione dell’eruzione cutanea”