Usa, Stormy Daniels racconta il suo incontro con Donald Trump

L'attrice porno Stormy Daniels ha raccontato alla giuria di come abbia conosciuto Donald Trump e del presunto rapporto sessuale che c'è stato tra i due

Stephanie Clifford, alias Stormy Daniels, ha raccontato con dovizia di particolari le presunte avances sessuali di Donald Trump nei suoi confronti in una stanza d’albergo nel 2006.

Le rivelazioni di Stormy Daniels su Donald Trump

Il racconto della pornostar si è svolto durante il processo penale in corso a Manhattan a carico dell’ex presidente. La 45enne, che è stata presumibilmente pagata 130mila dollari nel periodo precedente alle elezioni presidenziali del 2016 per tacere sul presunto incontro, ha prestato giuramento poco dopo le 10.30 ora locale. Trump, che è stato raggiunto in aula dal figlio Eric e dal consigliere Boris Epshteyn, è stato costretto ad interrompere la campagna elettorale per assistere al processo.

Come si sono conosciuti

La donna ha raccontato alla giuria di essere stata invitata nell’attico del miliardario dopo averlo incontrato ad un torneo di golf a Lake Tahoe. Daniels ha affermato che quando è uscita dal bagno ha trovato Trump in “boxer e maglietta“, ammettendo di aver avuto un rapporto sessuale con lui. Dal canto suo l’ex presidente ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento sentimentale con l’attrice. “È tutta colpa di Biden” ha dichiarato martedì in tribunale “perché è un attacco al suo avversario politico che non è mai avvenuto in questo Paese” aggiungendo “Il processo è un processo molto ingiusto.

La buona notizia è che non hanno nulla“.

Le accuse contro Trump

Sebbene il giudice Juan Merchan abbia condiviso con la difesa il fatto che la testimone avesse “problemi di credibilità“, ha comunque permesso di interrogarla sui dettagli del suo presunto incontro. I procuratori newyorkesi sostengono che l’ex inquilino della Casa Bianca abbia dato ordine al suo ex legale, Michael Cohen, di pagare la donna poiché temeva che le rivelazioni gli sarebbero costate le elezioni del 2016, e che le transazioni rappresentino quindi un tentativo di “corruzione“.