Jena (Louisiana, 12 apr. (askanews) – “Instillare la paura” per “spaventare l’opinione pubblica americana in modo che non si esprima contro l’occupazione della Palestina finanziata dagli Stati Uniti e il genocidio in corso a Gaza”. E’ questo, secondo gli attivisti flo-palestinesi americani, l’obiettivo dell’amministrazione di Donald Trump e della sentenza con cui un giudice per l’immigrazione ha deciso che Mahmoud Khalil, studente manifestante filo-palestinese della Columbia University di New York, residente permanente negli Stati Uniti e detenuto dall’amministrazione Trump, può essere espulso.
L’assistente capo del giudice per l’immigrazione Jamee Comans ha detto che il governo ha soddisfatto il suo onere di dimostrare che aveva motivi per espellere Mahmoud Khalil, secondo quanto reso noto dall’avvocato dello stesso Khalil dopo l’udienza.
Khalil non è ancora in attesa di espulsione e il giudice ha dato ai suoi avvocati tempo fino al 23 aprile per chiedere una deroga, ha aggiunto il comunicato.
Lo studente della Columbia University, volto di spicco del movimento di protesta scoppiato in risposta alla guerra di Israele a Gaza, sposato con una cittadina statunitense, è stato arrestato e trasferito in Louisiana all’inizio di marzo, scatenando le proteste. Molti altri studenti stranieri manifestanti sono stati presi di mira in modo simile.