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Un’attesa lunga e difficile
Elena, una donna di 57 anni, ha vissuto un’esperienza che pochi possono immaginare: un’attesa di tredici anni per un trapianto di cuore. La sua storia è un esempio di resilienza e speranza, culminata in un piccolo grande miracolo avvenuto durante le festività natalizie a Napoli. Ricoverata all’Ospedale Monaldi da sei mesi a causa di una grave cardiopatia, Elena ha affrontato una serie di sfide mediche che l’hanno resa un caso unico nel panorama dei trapianti.
Un caso raro e complesso
La situazione clinica di Elena era complicata. Il suo sistema immunitario presentava un livello di sensibilizzazione così elevato da renderla incompatibile con il 97% dei donatori disponibili. Questo ha richiesto un approccio multidisciplinare, coinvolgendo oltre trenta professionisti tra cardiologi, immunologi e chirurghi. Grazie a un piano terapeutico personalizzato, Elena ha ricevuto una terapia desensibilizzante mirata a ridurre il livello di anticorpi, aprendo la strada a un possibile trapianto.
Il trapianto: un lavoro di squadra
La disponibilità di un cuore compatibile è arrivata proprio nel periodo natalizio, dando inizio a una frenetica organizzazione. Il personale del Crt e la direzione medica del Monaldi hanno coordinato ogni aspetto dell’intervento, che ha visto coinvolti chirurghi, anestesisti e personale infermieristico. L’operazione è stata eseguita con successo, e ora Elena si sta riprendendo, pronta a tornare a casa dopo un lungo e difficile percorso. Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, ha sottolineato l’importanza di questa esperienza, affermando che la storia di Elena ha toccato profondamente tutti i membri del team.
Un bilancio positivo per il Centro Trapianti
Il 2024 si preannuncia come un anno di grandi risultati per il Centro Trapianti di Cuore Adulti, con venti trapianti di cuore e sette assistenze meccaniche al circolo già effettuati. Questi risultati sono il frutto di un lavoro di squadra e dimostrano l’efficienza del nuovo modello organizzativo adottato. La storia di Elena rappresenta non solo un traguardo personale, ma anche un simbolo di speranza per tutti coloro che attendono un trapianto. Concludendo, il direttore generale ha espresso la volontà di continuare a costruire un futuro migliore per i pazienti, partendo da questi risultati eccellenti.