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Grande riconoscimento per Ultimo da parte della città di Roma.
L’amministrazione comunale gli ha dedicato un parco, lo stesso dove il cantautore ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza.
Ultimo, la città di Roma gli dedica un parco
La città di Roma ha voluto omaggiare Ultimo dedicandogli un parco. Si tratta dello stesso luogo dove il cantautore ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Nella targa si legge:
“La città di Roma ringrazia Ultimo, cantautore nato e cresciuto nella Capitale, di cui porta con orgoglio la bandiera, per aver valorizzato e abbellito questo luogo. Questo è il Parchetto di Ultimo, il suo Altrove, un simbolo che racconta la storia, le amicizie di una vita, le prime note delle canzoni di un artista profondamente orgoglioso delle sue origini, del suo territorio e del suo quartiere, San Basilio“.
La reazione di Ultimo
Ultimo, presente all’inaugurazione del parco a lui dedicato dall’amministrazione comunale di Roma Capitale, è apparso molto emozionato. Su Instagram, a didascalia di una serie di immagini che immortalano il momento, ha scritto:
“Ho passato innumerevoli notti e innumerevoli giorni in questo parchetto, con gli amici di una vita e anche da solo. Ascoltavo le mie canzoni, maledicevo le cose per come andavano, perché ogni mio tentativo di farle conoscere non funzionava. Tutta la mia vocazione e la mia ‘poetica’ (concedetemi il termine), sono nate qui. Qui di fronte ho frequentato la scuola materna, la scuola elementare e anche la scuola media. ‘In classe non ero presente…’ Ogni verso delle mie prime canzoni è passato da qui. Mai avrei pensato di vedere il mio nome accostato a questo posto dal comune di Roma. La mia speranza è che questo spazio diventi luogo di motivazione per ragazze e ragazzi, perché se ce l’ho fatta io senza una minima raccomandazione da parte di nessuno, solo con un pianoforte e le mie parole, davvero può farcela chiunque”.
Ultimo: il messaggio a se stesso di 10 anni fa
Ultimo ha concluso il suo messaggio con un pensiero rivolto a se stesso di 10 anni fa:
“Vorrei guardare in faccia Niccolò di 10 anni fa e dirgli che quei sogni appesi presto avrebbero trovato casa. Anzi forse no, non gli direi niente. Lo abbraccerei con tenerezza e gli direi: ‘Avrai ragione tu'”.