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UE, nuovo sistema per i rimpatri: cosa cambia per i migranti

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L'UE ha recentemente introdotto un nuovo sistema per i rimpatri dei migranti, con l'aggiunta di nuove normative.

L’UE ha introdotto un nuovo sistema per i rimpatri dei migranti, volto a standardizzare e rendere più efficaci le procedure di espulsione dei cittadini di paesi terzi in soggiorno irregolare. Ecco le nuove regole.

La questione migranti e il dibattito all’interno dell’Unione Europea

Il tema della migrazione è uno dei più discussi all’interno dell’Unione Europea, suscitando da anni vivaci dibattiti politici, sociali ed economici. La gestione dei flussi migratori e delle politiche d’asilo ha messo a dura prova l’unità dell’Unione, evidenziando le difficoltà nel trovare una soluzione comune tra i vari Stati membri.

L’UE è stata tradizionalmente una delle principali mete per i migranti di tutto il mondo, grazie alla sua stabilità economica, al rispetto dei diritti umani e alle sue politiche di protezione sociale. Le motivazioni che spingono le persone a cercare asilo sono molteplici e includono conflitti armati, miseria, violazioni dei diritti umani, cambiamenti climatici e persecuzioni politiche e religiose.

La questione migratoria è diventata un tema centrale nella politica di molti Paesi UE, con l’emergere di movimenti populisti e anti-immigrazione. Stati come Ungheria e Polonia hanno adottato politiche di chiusura delle frontiere, mentre Paesi come la Germania, pur accogliendo molti rifugiati nel 2015, hanno affrontato intensi dibattiti interni sulle implicazioni sociali ed economiche di queste scelte.

UE e migranti, nuovo sistema europeo per i rimpatri: come funziona

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva annunciato la nuova proposta sui rimpatri negli orientamenti politici per il suo secondo mandato e aveva specificato che era stata espressamente richiesta dal Consiglio europeo nell’ottobre del 2024.

La Commissione Europea propone un sistema comune per i rimpatri dei migranti, mirato a rendere le procedure più rapide ed efficaci in tutta l’UE, dove i tassi di rimpatrio sono in media pari al 20% e le modalità variano da Paese a Paese.

Le nuove norme, che rispettano i diritti fondamentali, prevedono la creazione di “centri di rimpatrio” in Paesi extra UE per i migranti con richiesta d’asilo rifiutata. Il Parlamento Europeo e il Consiglio UE devono ora approvare la proposta e concordare eventuali modifiche.

Entro il primo luglio 2027, un anno dopo l’entrata in vigore del Patto su migrazione e asilo, la Commissione Ue verificherà se gli Stati membri hanno stabilito disposizioni adeguate per trattare efficacemente gli ordini di rimpatrio europei e adotterà una decisione di attuazione che renderà obbligatorio il riconoscimento e l’esecuzione di una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro”.

I rimpatri forzati saranno obbligatori per chi non collabora o rappresenta un rischio per la sicurezza. Il sistema promuove il rimpatrio volontario e stabilisce obblighi di cooperazione, con sanzioni per chi non collabora. Le misure garantiranno il rispetto dei diritti umani e l’assistenza per le persone vulnerabili. Inoltre, la detenzione potrà arrivare fino a 24 mesi in caso di rischio di fuga, con la possibilità di estendere il periodo su decisione giudiziaria.

La proposta include anche il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio tra Stati membri e prevede il trasferimento di dati ai Paesi terzi per facilitare la riammissione.