Roma, 19 feb. (Adnkronos) – "Ci si lamentava del mondo multipolare, dell'ONU, della macchinosità di mettere tanta gente intorno ad un tavolo, dell'integrazione europea come un fastidio. Adesso stiamo andando verso un mondo dove vale la logica di chi è più forte. Siccome noi non siamo tra i più forti del mondo non abbiamo nulla da guadagnare da questo nuovo assetto che si viene a determinare. Quando Zelensky dice che il capo dell'Occidente, ovvero il presidente degli Stati Uniti, vive nello spazio di disinformazione russa, dice una cosa che segna un punto di non ritorno nella divisione dell'Occidente. A questo punto viene in mente una considerazione fatta qualche giorno fa da Marina Berlusconi, quando dice che Trump rischia di essere il rottamatore dell'Occidente. Mi sembra che Zelensky confermi in qualche modo questa impressione". Lo ha detto l'ex ministro del Lavoro ed esponente Pd, Andrea Orlando, a Tagada' su La7.
"Io non ho nessuna nostalgia di un mondo nel quale le organizzazioni multilaterali non erano in grado di imporre il loro punto di vista, vedo tutti i limiti del caso ma il punto è – spiega Orlando – che rispetto a quel mondo ci si poteva mettere in due posizioni, una era quella di provare a rafforzare quelle istituzioni, l'altra di provare a sfasciarle. I nazionalisti le hanno sfasciate e dobbiamo ricordare che molti di quelli che hanno tifato per questo scenario, che non sarà positivo per l'Italia, sono al governo del nostro Paese e del processo di guida dell'Europa".
"Gli unici che non si possono chiamare fuori da queste responsabilità sono quelli che si sono sempre battuti contro ogni rafforzamento dell'Europa che non è un soggetto politico a livello globale perché non ha una propria dimensione internazionale e militare forte. Sappiamo benissimo che i Paesi a livello europeo che si sono opposti a qualunque altro processo di integrazione sono stati spesso Paesi che appartenevano a Visegrad – osserva Orlando – alla parte che si opponeva all'idea di una Europa più forte. Tutti sanno benissimo che in Europa si decide in due modi, dentro la Commissione e in accordo con tutti i paesi dell'Unione europea. Che i paesi guidati dalle destre fossero quelli che volevano una integrazione più forte è difficile raccontarlo anche alla persona più distratta".