In una vasta area cittadina occupata un tempo dalla immensa Domus Aurea di Nerone, Vespasiano, primo imperatore della dinastia Flavia, per dare un concreto segno di rottura con il passato, fece costruire il primo, grande anfiteatro stabile di Roma.
Il nuovo edificio, grandioso e imponente, a pianta ellittica, fu detto Anfiteatro Flavio, mentre il nome di Colosseo gli venne conferito molto più tardi per via della colossale statua di Nerone che sorgeva nelle vicinanze (oggi perduta).
La struttura fu terminata e inaugurata da Tito, figlio e successore di Vespasiano, nell’80 d.C. con manifestazioni e giochi strepitosi che si protrassero per cento giorni.
Il Colosseo, che subì negli anni numerosi restauri e rimaneggiamenti, fu usato in epoca romana per ludi gladiatorii e venationes, finché, nel Medioevo, fu trasformato in castello, mentre molte sue parti venivano poco a poco sciaguratamente smantellate per ricavarne nuovo materiale da costruzione; per fortuna, nonostante l’improvvida ed evidente spoliazione, l’edificio è giunto fino a noi in ottime condizioni e conservando intatta la propria magnificenza.
Le gradinate che circondavano l’arena si estendevano su tre piani cui si accedeva grazie a 66 ingressi numerati; un telone gigantesco, il velarium, azionato all’occorrenza da un distaccamento di marinai della flotta di Miseno, garantiva l’eventuale copertura dell’edificio quando era necessario riparare gli spettatori dal sole cocente o dalla pioggia.
All’estremità dell’asse minore erano posti i due palchi onorari destinati ad accogliere le alte cariche dello Stato: Imperatore, consoli, Vestali, praefectus Urbi e quelle minori.
I cittadini più poveri e modesti, detti pullati per via delle stoffe grossolane con cui vestivano, avevano a disposizione un terrazzo posto in cima all’edificio, con posti rigorosamente in piedi.
L’arena, della ragguardevole misura di 86 x 54 metri, era coperta da un tavolato che nascondeva una fitta serie di gallerie indispensabili per le attrezzature sceniche, i montacarichi e la custodia delle belve feroci; la capienza dell’anfiteatro era di 50.000 spettatori, quanto un moderno stadio di calcio di medie dimensioni, che potevano assistere per ore agli spettacoli in modo comodo e confortevole.