Milano, 18 apr. (Adnkronos Salute) – "Oggi noi mangiamo assolutamente troppo, mangiamo esageratamente. Siamo affetti da obesità, da diabete, da patologie croniche legate al cibo E per tutti va bene ridurre l'apporto calorico giornaliero". L'interesse anche della ricerca scientifica per la restrizione calorica "è cresciuto negli anni". Lo spiega all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Franco Berrino, che approfondisce da anni il ruolo dell'alimentazione nella salute umana e gli stili di vita associati alle malattie croniche. Di ricerche sul digiuno e sulla restrizione calorica ne sono state condotte tante, evidenzia. Ultimo progetto quello annunciato ieri, coordinato dall'Istituto nazionale tumori (Int) di Milano, Breakfast 2: uno studio di 2 anni che arruolerà circa 150 donne dai 18 ai 75 anni, coinvolgendo 12 centri del Paese, per valutare gli effetti della restrizione calorica – confrontata con un'alimentazione sana e bilanciata, ma non restrittiva – sulle pazienti candidate a ricevere un trattamento chemio-immunoterapico pre-chirurgico contro il tumore al seno triplo negativo.
Il trial è il primo del suo genere è permetterà di chiarire non solo l'impatto della restrizione calorica sul tumore, rispetto a uno schema dietetico differente, ma consentirà anche di analizzare come il 'simil-digiuno' influenza gli esiti delle cure farmacologiche. "Pur non conoscendone i dettagli – osserva Berrino – ritengo sia importante finalmente esplorare questi aspetti". Il razionale degli studi che indagano sulla restrizione calorica e sull'impatto sui tumori "è quello di ridurre la disponibilità di glucosio – perché le cellule tumorali hanno un enorme bisogno di glucosio – per ridurre lo stato infiammatorio. La restrizione calorica ha questi due effetti: riduce la glicemia e lo stato infiammatorio".
In generale, continua Berrino, "da più di 100 anni si sa che riducendo il cibo che diamo agli animali questi vivono di più, si ammalano meno di cancro e di malattie di cuore. Gli ultimi grandi studi condotti su questo fronte hanno puntato a ridurre del 20-25% la quantità di cibo" somministrata agli animali. "Quello che si è osservato è che" questi modelli animali "dimezzano il rischio di infarto e di cancro e azzerano il rischio di diabete". Che lezione trarre dalla scienza? "Io dico: fidiamoci, mangiamo un po' meno. E non mangiamo i cibi 'spazzatura', ma scegliamo alimenti naturali". Come applicare nella propria routine le suggestioni che arrivano dalla scienza? "Se io dovessi dare un consiglio pratico, la linea che suggerirei è: colazione abbondante, pranzo giusto e cena leggera".
Tumori del retto, fare a meno del bisturi oggi si può. "Negli ultimi decenni siamo riusciti a massimizzare le risposte alla combinazione di terapia medica e radioterapia prima dell'intervento, tanto da aumentare fino circa il 30% la percentuale di pazienti che ottiene una risposta completa e può quindi evitare l'intervento chirurgico". Lo spiegano i responsabili scientifici dell'incontro regionale della Società italiana di chirurgia (Sic) 'Attualità nell'ambito delle terapie integrate dei tumori del retto', in programma domani 19 aprile all'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. Al centro dei lavori una forma di cancro che colpisce ogni anno 50.500 italiani, in crescita e sempre più giovani.
"Nella maggior parte dei casi la chirurgia è tuttavia necessaria, ma il progresso delle tecniche di intervento, fra cui la robotica, ha permesso di ridurre gli interventi demolitivi ottenendo di evitare, o ridurre, la sindrome post-resezione del retto, che può essere molto invalidante per il paziente. Inoltre, lo screening molecolare dei tumori del retto e l'introduzione nella pratica clinica di diversi farmaci immunoterapici hanno aperto nuove frontiere per il trattamento anche in fase precoce di questo tumore", sottolineano Luigi Boni, Chirurgia generale e mini invasiva, Fondazione Irccs Policlinico, università degli Studi di Milano; Uberto Fumagalli Romario, Chirurgia apparato digerente e tumori neuroendocrini, Irccs Ieo Milano, entrambi delegati Sic, e Maria Giulia Zampino, Oncologia medica gastrointestinale e tumori neuroendocrini, Ieo Milano.
"Va sempre ricordato – premette Fumagalli Romario – che lo strumento più potente nelle mani di ognuno di noi rimane la diagnosi precoce. La raccomandazione che vale per tutti è quindi di aderire senza riserve allo screening per la ricerca del sangue occulto a partire da 45-50 anni e, se necessario, eseguire la colonscopia".
(segue)
"La possibilità concreta di evitare la chirurgia" nelle neoplasia del retto "è stata dimostrata anche in Ieo – riferisce Zampino – dove sono stati trattati 46 pazienti nell'ambito dello studio italiano NoCut, coordinato dai colleghi di Niguarda, che prevedeva l'uso di una chemioterapia di induzione seguita dalla chemio-radioterapia standard, riportando remissione completa di malattia nel 38% dei casi. I risultati dello studio saranno a breve oggetto di pubblicazione", anticipa la specialista.
"L'interazione tra chirurgo, oncologo, radioterapista, con l'apporto innovativo della diagnostica endoscopica e radiologica – evidenzia Fumagalli Romario – sono diventati sempre più importanti per la gestione ottimale dei pazienti con adenocarcinoma del retto, un tumore in aumento costante, anche nei pazienti con età minore di 50 anni, e con possibili conseguenze significative sulla qualità di vita del paziente, soprattutto in caso di resezione del retto. Per questo è fondamentale che chi ha una diagnosi o una sospetta diagnosi si rivolga a un centro oncologico specializzato, perché il trattamento tempestivo e all'avanguardia può fare la differenza per tutta la vita".
"Siamo in un momento di grandissimi progressi – rimarca Boni – sia dal punto di vista tecnologico che prettamente oncologico, con terapie sempre più personalizzate, anche a livello genetico, e approcci chirurgici che, nel rispetto della radicalità oncologica, diventano sempre meno invasivi per i nostri pazienti. Queste evoluzioni riguardano soprattutto il tumore del retto; è quindi fondamentale l'aggiornamento e il confronto multidisciplinare".