Roma, 27 set.
(askanews) – Nel 2023 in Italia si sono registrate circa 44.000 nuove diagnosi di tumore al polmone che nel 2022 si stima abbia causato oltre 35mila decessi. Dati allarmanti che hanno spinto un panel costituito da rappresentanti della comunità scientifica, associazioni di pazienti e istituzioni a elaborare il Position Paper “Tumore al Polmone: la Via Maestra è la Diagnosi Precoce”, realizzato con il contributo non condizionato di Johnson & Johnson MedTech e presentato oggi a Roma presso la Camera dei Deputati.
L’obiettivo è quello di promuovere per i soggetti a rischio programmi di screening a livello nazionale per il tumore al polmone, tra le neoplasie più frequenti, particolarmente tra gli uomini.
“La prevenzione primaria, cioè la lotta contro il fumo, ha un valore fondamentale per la lotta al tumore del polmone – dichiara ad askanews Giuseppe Cardillo, presidente della Società Italiana di Endoscopia Toracica – e questa andrebbe portata nelle classi, dove i ragazzi cominciano a fumare.
Abbiamo visto che nella fascia 15-17 anni il 30% fuma e questo è un dato allarmante per il nostro futuro. Ma un intervento importante è nei soggetti che sono già a rischio, quindi il paziente che superi i 50 anni che è un fumatore e che dovrebbe fare una TAC del torace a basso dosaggio per identificare il tumore in fase precoce. In questi soggetti il tumore si identifica, per fortuna in pochi casi, diciamo 2-3 ogni 100 TAC ma gli altri 97 che per fortuna non hanno un tumore possono, con un intervento antitabagico, migliorare la loro aspettativa di vita a distanza.
Quindi se i soggetti a rischio a 50 anni smettono di fumare perché fanno il corso antifumo – perché da soli è difficile, serve qualcuno, un professionista della materia che gli insegni a smettere di fumare – se quindi questi 97 soggetti smettono di fumare possiamo dire che dopo 15 anni, a 65-70 anni, il rischio di avere un tumore al polmone è veramente ridotto al minimo”.
I dati sulla sopravvivenza a cinque anni rendono l’idea dell’importanza di una diagnosi precoce: si passa dal 7-10% per diagnosi in stadio avanzato al 60-70% per quelle in stadio iniziale.
I benefici non si riflettono solo sulla vita del singolo ma sull’intero sistema sanitario riducendo il grave impatto economico della presa in carico tardiva.
“Le campagne di screening sono fondamentali – dichiara ad askanews Elisa Pirro, membro della Commissione Bilancio del Senato – e nel campo della prevenzione non è mai abbastanza quello che si fa e quello che si investe perché è questo quello che dobbiamo chiarirci: tutto quello che si spende in prevenzione è un enorme investimento sulla salute e sul futuro dei cittadini italiani.
Per questo noi politici abbiamo un’enorme responsabilità che è quella di direzionare le risorse là dove danno i risultati migliori, e sicuramente una campagna di screening su una patologia di questa portata è un investimento che potrà solo dare buoni risultati per il futuro”.