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Trump spinge sulle criptovalute, UE appesa all’euro digitale

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Mentre The Donald lancia l’era delle cripto come strategia nazionale e blocca le CBDC, in Europa il dibattito sull’euro digitale si intensifica

L’era Trump 2.0 è ufficialmente iniziata lo scorso 20 gennaio e dalla scrivania del neopresidente sono già partiti numerosi provvedimenti operativi, molti dei quali in chiara rottura con l’amministrazione precedente. Fra questi, l’ordine esecutivo “Strengthening American Leadership in Digital Financial Technology”, che non solo promuove le criptovalute, ma le trasforma in uno strumento strategico nazionale.

Trump Cripto Act: criptovalute sì, CBDC no

L’atto ha lo scopo di adeguare le infrastrutture istituzionali e normative al mondo Crypto. Articoli semplici ma molto diretti, come a voler recuperare il tempo perso. Uno in particolare, il quinto, sembra chiudere definitivamente le discussioni, molto accese va ricordato, sul “dollaro digitale”. Il testo recita:

(v) adottare misure per proteggere gli americani dai rischi delle valute digitali delle banche centrali (CBDC), che minacciano la stabilità del sistema finanziario, la privacy individuale e la sovranità degli Stati Uniti, anche vietando l’istituzione, l’emissione, la circolazione e l’uso di una CBDC all’interno della giurisdizione degli Stati Uniti.“.

Dollaro Digitale, negli Usa tutti contro

In queste poche righe emergono immediatamente due passaggi. Il primo: “le CBDC minacciano la privacy individuale”, conferma che i dati personali e il controllo governativo sulle transazioni sono elementi da cui non si può prescindere.

Nel 2022, a seguito di un provvedimento specifico emesso dal presidente Biden per l’accelerazione al progetto di valuta digitale, le discussioni sul tema privacy e anonimato si amplificarono e il fronte anti-CBDC, guidato dal Governatore della Florida Ron DeSantis, presentò in entrambe le Camere disegni di legge volti a bloccarlo. Il 23 marzo 2024, con solo 3 voti DEM contrari, la Camera dei Rappresentanti votò “l’Anti-Surveillance State Act”, su disegno di legge di Tom Emmer, che vieta alla Federal Reserve di emettere una valuta digitale della banca centrale a meno che non abbia l’autorizzazione esplicita del Congresso.

Central Bank Digital Currency, no dal Congresso e dalla comunità cripto

Il secondo passaggio interessante è “…anche vietando… la circolazione e l’uso di una CBDC all’interno della giurisdizione degli Stati Uniti”. Il provvedimento, quindi, riguarda anche le valute digitali emesse da qualunque banca centrale, non solo quella USA.

In sintesi, il provvedimento di Trump chiarisce che il futuro delle monete virtuali sarà su Blockchain permissionless, si favoriranno stablecoin sul dollaro e vi sarà una riserva federale di Bitcoin. Le posizioni sulla moneta virtuale “di Stato” dei Repubblicani, ma anche di gran parte dei Dem USA, sono chiare da tempo, così come quelle della comunità cripto che da sempre mette in discussione il concetto stesso di CBDC, contrario ai principi di decentralizzazione, privacy, anonimato e soggetto ad applicazione del potere discrezionale.

Euro digitale, la risposta UE alla scommessa di Trump?

Da questa parte dell’Atlantico, le prime reazioni al provvedimento di Trump sembrano andare controcorrente rispetto alle ragioni del legislatore americano, adottando (e adattando) interpretazioni originali volte, invece, ad enfatizzare la necessità di accelerare sull’iniziativa di Euro CBDC. Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, afferma che l’introduzione dell’euro digitale è oggi ancor più necessaria ed urgente “per contrastare l’impatto derivante dalle stablecoin basate sul dollaro”.

Sulla stessa linea Pasquale Tridico, economista, ex presidente Inps, ora europarlamentare, che sottolinea l’importanza di una moneta digitale ma ufficiale, “a differenza delle cryptovalute non garantite da entità pubbliche”. Molte altre voci simili si attendono nei prossimi giorni.

CBDC rischi e vantaggi, quali sono

L’argomento CBDC, probabilmente, terrà banco ancora per molto e riaprirà il dibattito che ha visto in tempi recentissimi le istituzioni europee, e quelle italiane in particolare, impegnate a smontare il castello Cripto, proponendo l’euro digitale come alternativa più sicura, innovativa e garantita da entità ufficiali.

Nell’intervista rilasciata ad un noto settimanale, pubblicata, secondo la legge universale sulle coincidenze, il giorno successivo alla firma del Trump Crypto act, il coordinatore del team di Banca d’Italia dedicato all’Euro digitale, Marco Pieroni, illustra i vantaggi della CBDC europea e ne sottolinea le differenze con le criptovalute. Il bitcoin, dice Pieroni, “…non è una valuta, ma un asset finanziario speculativo; con i bitcoin non si può, ad esempio, andare a fare la spesa al supermercato”.

Posizione ufficiale di Bankitalia, espressa anche dal Vicedirettore Chiara Scotti lo scorso novembre a Firenze, che ha ribadito la mancanza, per le criptoattività, “dei connotati essenziali che caratterizzano la moneta e gli strumenti di pagamento”. Entrambi sorvolano sui dati ufficiali di utilizzo delle Cripto attività nei pagamenti online, mercato che muove ormai diversi miliardi di dollari, con previsioni di crescita da qui al 2032 fra il 35% e il 46% CAGR (Market US – Statista). Più probabilmente, tali dati sono ben conosciuti e monitorati come rischio per la disintermediazione dei circuiti di pagamento.

Privacy e valuta digitale, l’UE non vuole correre rischi

Tornando al tema centrale, ovvero come garantire privacy ed anonimato degli utenti della CBDC europea, fra le belle parole continuano a scarseggiare le certezze. Il citato settimanale, nell’intervista a Marco Pieroni, accenna timidamente al punto, chiedendo se i timori di chi pensa che, attraverso l’euro digitale, la BCE possa diventare una sorta di grande fratello, siano fondati. Pieroni risponde: «Le transazioni con l’euro digitale verranno memorizzate nel sistema con codici anonimi, che non possono essere associati a una persona fisica”.

Stessa linea del vicedirettore di Banca d’Italia Scotti che, nel citato evento di Firenze, ribadisce che “l’Eurosistema, non intende trarre vantaggio dall’accesso a dati o informazioni personali. Per i pagamenti online l’Eurosistema non potrebbe identificare ordinante e beneficiario o ricostruirne i movimenti, grazie all’utilizzo delle più recenti tecnologie di protezione della privacy e dei dati”. Salvo poi aggiungere, nella frase successiva “l’euro digitale dovrà a bilanciare il diritto alla tutela della privacy individuale con la tutela dell’interesse collettivo, in particolare per quanto riguarda il rispetto delle norme antiriciclaggio e contro il finanziamento del terrorismo, in linea con quanto previsto dalla regolamentazione”.

Euro digitale contro criptovalute, una battaglia persa in partenza

Al momento, quindi, quanto avvenuto negli USA sembra aumentane la determinazione delle Istituzioni europee nel progetto di Euro CBDC, con apparente sottovalutazione delle ragioni che hanno portato al declino del medesimo progetto oltreoceano. Qualche psicologo, probabilmente, la definirebbe “fase della negazione”.

Nell’inevitabile dibattito che si aprirà a breve sull’argomento, sarebbe utile qualche elemento aggiuntivo da parte dei gruppi ufficiali di lavoro, magari più tecnico e non solo politico, a beneficio del c.d. “secondo pilastro” (privacy) dell’Euro digitale. La data 23 gennaio 2025 segna la nascita del nuovo corso globale crypto e stablecoin, una realtà con cui, in un mondo globalizzato, è necessario fare i conti fin da subito. Perso il primato, probabilmente per via dei tempi incompatibili con la velocità attuale, proseguire su politiche protezionistiche potrebbe aggiungere ulteriori fattori di rischio non opportunamente valutati.