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Trenitalia, un algoritmo per affidare un bando da 30 mln Così la gara della creatività finisce sul solito binario

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In Trenitalia è stato necessario indire un “appalto” per le campagne di comunicazione... Il vincitore? Lo decide l'algoritmo.

Incredibile a dirsi (e anche a farsi) in Trenitalia (meglio sarebbe dire in Ferservizi s.p.a. – società a socio unico soggetta a direzione e coordinamento di Ferrovie dello Stato italiane S.p.A.), nonostante l’esercito di addetti alla comunicazione ed al marketing arruolati da ogni dove nella patria azienda di stato, con titoli spesso discutibili ma padrini eccellenti ineccepibili, ebbene in Trenitalia è stato necessario per l’ennesima volta indire un “appalto” (nota: eGPA AE IN 552.2024.SERV) per i servizi di ideazione e produzione di campagne di comunicazione pubblicitarie, commerciali, informative, istituzionali, internazionali, con tanto di realizzazione di shooting fotografici ed adattamenti grafici per le Società del Gruppo Ferrovie Dello Stato Italiane: come a dire, le nostre menti eccelse non ci arrivano e, allora, portiamo tutto fuori!

Antonella Madeo nuovo capo della comunicazione

Sebbene dal primo settembre Antonella Madeo dovrebbe assumere l’incarico di responsabile della comunicazione per Trenitalia, portando con sé – come recitano i più sodali alla neo “commis” che guiderà la brigata – “una vasta esperienza e una solida reputazione nel settore dei trasporti, della logistica e dei porti”. Laurea in Scienze della Comunicazione a La Sapienza di Roma, la Madeo ha collaborato con diverse agenzie di pubbliche relazioni e aziende del settore trasporti. “La sua dedizione e la capacità di sviluppare strategie di comunicazione innovative (una moderna Madre Teresa del marketing italiano) le hanno permesso di emergere come una figura di spicco nel suo campo”, dicono i ben informati, ma è fuori di dubbio che la nomina dell’Ad, Luigi Corradi, pare sia stata parecchio sostenuta da uno sponsor di peso, il vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti, il leghista Edoardo Rixi, nonostante i mal di pancia (e non pochi!) di una certa dirigenza di Fratelli d’Italia, ben conscia dei passati renziani della avvenente Antonella “pigliatutto”, che fa un sol boccone del non classificato Mario Alovisi, direttore marketing di TRENITALIA per il quale non è ben chiara la nuova “stazione” d’arrivo.

E, comunque, delle due l’una: se arriva la Madeo (con tutto il suo carico di esperienza!) c’era bisogno di “esternalizzare” 30 milioni di euro per sviluppare altrove (e con altre società, estranee al giro ma non tanto) la creatività necessaria al Gruppo di Stato per comunicare con i suoi utenti?

Insomma, la cosa in sé non risulta proprio lineare.

Certo, si potrebbe dire: ma la Madeo non è una “creativa” pura, sebbene le sue mirabolanti imprese dicano il contrario, ed occorreva mettere in campo il meglio delle menti pubblicitarie italiche per “far correre” la comunicazione di Trenitalia. E ci può stare anche questa. Ma scoprire che un’azienda di Stato – su un passaggio delicato e di profilo artistico ed imprenditoriale – decida di affidare ad un algoritmo l’assegnazione di 30 milioni di soldi pubblici, beh, questo ci ha fatto sorridere e non poco.

Ma chi vince il bando lo decide l’algoritmo

Ed eccola la formula, che potrebbe diventare la pietra dello scandalo:

una “roba” da accademia matematica che ridurrà – sempre che non si decida di ridiscuterla tutto – il valore dell’italica creatività ad un ammasso di numeri, fattori, moltiplicazioni, frazioni in quella che è stata e resta la terra di Michelangelo e Leonardo, per fermarsi ai primi di una lunghissima serie.

Un calcolo di variabile secche, degne del Superenalotto, che estrarrà sulla ruota di Roma 1, forse 2, forse 3 vincitori ai quali andranno i “lotti” promessi.

Peraltro, con un requisito, a pena di esclusione: essere un competitore con all’attivo almeno 9 milioni di fatturato medio nell’ultimo triennio: come dire ad un talentuoso calciatore di serie B o di serie C, in serie A non ci potrai giocare fin quando non ci avrai già giocato. Robe da matti!

E a fare i conti (e anche i nomi) di queste società “papabili” all’ultima gara il rischio è quello di ritrovarsi a concorrere e magari a vincere i “soliti noti della parocchietta” di Trenitalia: aziende che hanno già lavorato per il Gruppo sanno come funziona a e va oliata la macchina ed alle quali certe “pratiche” non vanno più spiegate.

Orbene, la domanda sorgerebbe spontanea: fissare un limite di partecipazione così alto (9 milioni di euro di fatturato nell’ultimo triennio di esercizi), escludendo numerose e talentuose società dalla “partita” non espone la gara stessa ad evidenti rischi di regolarità costituzionale ed al dubbio che si vogliano far sedere intorno al tavolo sempre le stesse aziende, con le stesse persone e le stesse modalità operative di sempre?

E poi: in clima di “discontinuità”, sarebbe bello sapere cosa ne pensino di tal gara il Presidente del Consiglio Meloni, il ministro Giorgetti e non da ultimo il ministro salvini, che tanto vanno sbandierando un “nuovo” che – di fatto – non avanza.

In fondo è come parlare dell’AB…C della trasparenza politica ed amministrativa, che – a quanto pare – ha perso l’ennesima occasione per mettersi sul binario giusto.

Per la cronaca: con 30 milioni di euro si potrebbero girare dagli 8 ai 10 film di medio-alto costo europeo. Capita l’antifona?

Perciò: vogliamo davvero che lo sviluppo di questo Paese resti ancorato alle vecchie regole di palazzo da “primissima repubblica”, spacciata per governance 5.0? A chi governa le risposte, a noi poche domande, che abbiamo fatto con limpida chiarezza, pur sapendo tanto di più di quanto abbiamo preferito scrivere. E buon viaggio a tutti!