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Un’esplosione devastante
La tragedia si è consumata nel deposito Eni di Calenzano, dove un’esplosione ha provocato la morte di cinque persone e ferito 26 individui, tre dei quali sono ancora ricoverati in ospedale. La situazione è drammatica e ha scosso non solo la comunità locale, ma anche l’intero settore industriale. Tra le vittime, è stato identificato Vincenzo Martinelli, un autotrasportatore di 51 anni originario di Napoli. La procura di Prato ha avviato un’inchiesta per chiarire le cause di questo tragico evento, ipotizzando il reato di omicidio colposo plurimo.
Indagini in corso
Le indagini sono affidate a due esperti: l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino, entrambi con un’importante esperienza, avendo già lavorato in casi di grande rilevanza come la strage di Capaci. La procura non ha rivelato ulteriori dettagli sulle indagini, ma è chiaro che ci sono molte domande senza risposta. Un operatore del deposito ha dato l’allarme pochi secondi prima dell’esplosione, ma non è stato sufficiente a prevenire la catastrofe. L’esplosione ha avuto luogo alla pensilina numero 6, coinvolgendo almeno cinque autocisterne e generando una serie di esplosioni che hanno amplificato la tragedia.
Reazioni e proteste
In seguito all’incidente, i sindacati hanno proclamato uno sciopero di due ore, con un’assemblea e un presidio davanti alla raffineria Eni di Livorno. Almeno 500 lavoratori si sono riuniti per esprimere il loro sgomento e la loro rabbia. “Questa è una guerra silenziosa che sembra non finire mai”, hanno dichiarato i rappresentanti sindacali, sottolineando come la sicurezza sul lavoro debba essere una priorità e non un tema da affrontare solo dopo tragedie come questa. La richiesta di giustizia e di maggiore sicurezza è forte e chiara, mentre le famiglie delle vittime attendono risposte e giustizia.