Roma, 19 feb.
– (Adnkronos) – "Tutte le partite che si vincono, non si vincono nel giorno in cui si disputano. Si vincono preparandosi per mesi, forse anni, lavorando per quella partita. Vedremo se questo lavoro servirà anche al primo fallimento, vedremo come reagirò. Ma non ho paura di sbagliare, non ci penso. Non vedo che senso abbia pensarci". Così Jannik Sinner in un'intervista a Vanity Fair dove parla anche della sua discrezione e delle rinunce che ha dovuto fare per la sua carriera.
"Voglio proteggere le persone che mi sono più vicine, tenendole fuori da tutto ciò. Lo vivo come un piccolo compito da svolgere, quasi un dovere: mi hanno aiutato ad acquisire sicurezza in me stesso, e oggi in qualche modo voglio tutelarle. Ho tutto, non mi manca niente. Non sono mai stato in discoteca, non mi piace andare a dormire tardi. Preferisco giocare a carte con un amico. Ho pochi amici, ma veri.
Mi conoscono da quando ero ragazzino e non gli importa di cosa ho vinto o di quanto sono famoso".
Ma lei crede che un ragazzo di 12 anni faccia bene ad avere Sinner come idolo? Forse sì, perché so di trattare tutte le persone allo stesso modo: se ho davanti a me il numero 1 della classifica o chi pulisce gli spogliatoi, io mi comporto sempre ugualmente, con educazione". Crede che l’amore possa rientrare tra le distrazioni, rispetto al rigore che riserva al suo lavoro? "Penso che sia una bellissima cosa quando si trova un amore giusto.
Come per tutti. I migliori tennisti al mondo hanno tutti moglie e figli". Infine un confronto con Matteo Berrettini. "Lui ha avuto molti infortuni, speriamo che ritorni. Non è giusto dimenticare i suoi successi. Noi italiani siamo un bel gruppo, ci rispettiamo tutti anche se siamo tutti diversi", conclude Sinner.