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Tajani parla della situazione Israele-Hamas: non si tratta di genocidio

Ministro degli Esteri Tajani

Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani quello di Israele è un attacco militare e non un genocidio.

Ospite al programma televisivo di Canale 5 “Mattino Cinque News”, il ministro degli Esteri ha avuto modo di parlare della situazione in Medioriente. Stando a quanto dichiarato da Tajani, ciò che sta avvenendo non è un genocidio, ma si tratta di un attacco militare, sottolineando poi che Israele ha il diritto di esistere e di autodifendersi.

Tajani: non chiamatelo genocidio

Durante la sua intervista rilasciata al programma televisivo “Mattino Cinque News” in onda su Canale 5, il ministro degli Esteri ha potuto esprimere il suo pensiero per quanto riguarda la situazione tra Israele ed Hamas. Tajani ha subito tenuto a precisare che ciò che sta avvenendo non si può definire genocidio, ma si tratta di un comune attacco militare. Ha poi precisato che Israele ha diritto di esistere e di difendersi.

Nonostante ciò, ha anche espresso la volontà di evitare una reazione spropositata da parte di Israele e che questo serve solo a fare il gioco di Hamas. Il ministro non ha potuto fare a meno di esprimere la sua preoccupazione per i civili e per gli ostaggi di entrambe le parti sottolineando che viviamo in un periodo di tensione provocato dalla guerra. Parole che si collegano con alcune vecchie dichiarazioni di Tajani dove si esprimeva contrario all’attacco di Israele contro Rafah.

Hamas peggio di Gestapo e SS

Tajani ha poi precisato che Hamas è un’organizzazione terroristica pericolosa che ha commesso atti che nessuno ha mai fatto prima organizzando una vera e propria caccia all’ebreo. Il ministro ha poi definito il gruppo peggio della Gestapo e delle SS. In seguito è tornato sulla parola genocidio ribadendo che Hitler ne aveva organizzato uno, mentre quelli di Israele sono degli attacchi militari che hanno però provocato troppe vittime.

Un monito che ha proseguito ribadendo che capisce l’obiettivo di Israele ma deve comunque fare tutto il possibile per diminuire il numero di vittime civili e rientrare in dei limiti che ha già superato troppe volte. Ha poi concluso ribadendo che bisogna lavorare per trovare una tregua, un appello che il ministro fa ad entrambe le parti.