Quante chiacchierate con papà finiscono in polemica? Quante conversazioni con i genitori espatriano, fanno il giro del mondo e accendono i dibattiti? e soprattutto quante di queste chiacchierate si trovano sotto l’albero? Beh direi solo una, quella fatta da Tiziano Ferro.
Colgo l’occasione per parlare di “Trent’anni e una chiacchierata con papà” libro biografia del celebre cantante edito da Kowalski. Lo spunto me lo offre la notizia che il libro di Tiziano Ferro, nonostante sia uscito ormai qualche mese fa, è stato uno dei più regalati a Natale e che la notizia del suo coming out sia stata la notizia del 2010 secondo i bilanci di fine anno di molti portali web. Esaurito praticamente in tutte le librerie del paese si porta ancora appresso un rumoroso strascico di critiche ed accuse. Quello che però sappiamo di questo libro è che ha fatto parlare ma non sappiamo di cosa parla. Tutti hanno accusato il cantante di operazione commerciale, di finta sincerità in salsa marketing ma da nessuna parte si è letta uno straccio di recensione. E’ un caso letterario avvenuto per mano di un uomo di spettacolo ed è quindi dovere di Spettacoli Blog parlarne, capire, analizzare e – si spera – accendere un dibattito.
Cominciamo dall’aspetto. Copertina bianca, scritte grosse. Semplice, senza artifizi quasi a dare l’idea del “mettersi a nudo”, del diario cuore a cuore. Bravo il grafico. Poi le dimensioni. Grosso, molto voluminoso; 400 pagine di confessioni in stile le mie prigioni. Perchè di questo si tratta e di prigione – seppur emotiva – si parla. Se non si è degli accaniti fan del cantante o perlomeno dei simpatizzanti o – voglio metterceli in mezzo – dei curiosi pettegoli il libro risulterà noioso dopo una ventina di pagine anche a causa della monotematicità degli interventi.
La sincerità dei diari di Tiziano Ferro è disarmante. A ruota libera si affrontano i problemi con il cibo (una vera e propria ossessione), le insicurezze sul proprio corpo, i difficili rapporti sociali e addirittura i pensieri suicidi. A fare da sfondo (passano quasi in secondo piano) i successi, la nascita dei brani, la preparazioni delle tournèè e il successo che diventa un peso. La fama, tanto aspettata e poi raggiunta, diventa un incubo e finisce che ci si crede davvero. Sembra assurdo ma il malessere del cantante di Latina è tanto reale quanto sincero e i fan, gli aerei e gli autografi da firmare diventano terribili mostri. I racconti concitati, scritti quasi in preda a crisi di panico, risultano autentici ed emotivamente pesanti. Tutta la difficoltà di vivere di una persona insospettabilmente depressa (interessante il ricordo delle apparizioni tv raccontate nel libro messe a confronto con le confessioni del diario) pervade parola dopo parola e arriva al lettore come un pugno nello stomaco. Tra un rigo e l’altro compaiono battute e riflessioni divertenti che ci mostrano il Tiziano Ferro che siamo abituati a riconoscere. Lo stile è quello del diario, fresco, veloce, semplice ma è anche quello del quaderno di appunti di un cantautore con tutte le intuizioni poetiche e i giochi di parole del caso. Impreziosiscono il diario lettere scritte da amici e conoscenti e disegni dell’artista che rendono meno doloroso lo sputtanamento per propria mano.
Pensateci bene. Perchè un’artista conosciuto in tutto il mondo, con milioni di copie vendute, all’apice del successo e con un pubblico prevalentemente femminile dovrebbe sputtanarsi così, mostrandosi fragile, debole e impotente? E’ chiaro che il termine sputtanamento è decisamente fuori luogo, una semplice provocazione. Una confessione di queste proporzioni, reale e sincera, sembra dovuta solo alla volontà di mostrarsi per quello che si è. Non mi riferisco al tema dell’omosessualità – che raramente viene affrontata in maniera diretta nel libro – quanto al pacchetto completo. Quanto deve essere frustrante per un cantautore essere frainteso? Avere un’immagine pubblica distante e sfalsata, avere la consapevolezza di non essere capito o peggio, che a essere male interpretati siano proprio i testi delle canzoni composte? Per questo non si può parlare di un prodotto nato con lo scopo unico di guadagnarci su. Il gioco non sarebbe valso la candela.
Nel frattempo tutti i video su Youtube del cantante sono invasi da commenti sulla sua omosessualità mentre le canzoni e la musica, vera essenza di Tiziano Ferro, sono diventate solo parte di un’opaca scenografia.
Sarà in parte noioso, a tratti ripetitivo, per certi versi disarmante e per alcuni illuminante ma “Trent’anni e una chiacchierata con papà” è il regalo più grande (e pericoloso) che Tiziano Ferro poteva fare ai suoi fan. Nonchè un caso editoriale con decine di ristampe e migliaia di copie vendute. Meritava o no una recensione?