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Un suicidio che segna un triste primato
Oggi pomeriggio, un giovane detenuto di 21 anni ha posto fine alla sua vita nel carcere di Genova Marassi. Questo tragico evento segna l’ottantacinquesimo suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno, un dato che evidenzia una crisi profonda all’interno del sistema penitenziario nazionale. Il segretario generale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha espresso la sua preoccupazione per questa situazione, sottolineando che il numero di suicidi ha superato quello già drammatico del 2022, quando si registrarono 84 casi.
Le condizioni di detenzione e il supporto psicologico
Il detenuto si trovava nel reparto del servizio di assistenza intensificata, una sezione del carcere dedicata a coloro che presentano pregressi intenti suicidari. Nonostante i soccorsi tempestivi da parte degli operatori e dei sanitari, non è stato possibile salvargli la vita. Questo episodio solleva interrogativi sulle condizioni di detenzione e sull’efficacia delle misure di supporto psicologico disponibili per i detenuti. La mancanza di risorse e di personale qualificato potrebbe contribuire a un ambiente in cui i detenuti si sentono sempre più isolati e senza speranza.
Un problema sistemico da affrontare
Il carcere di Marassi ha visto quattro suicidi dall’inizio dell’anno, un dato che non può essere ignorato. L’ultimo suicidio risale al 15 novembre, un segnale inquietante di una crisi che sembra non avere fine. Le istituzioni devono affrontare questa emergenza con urgenza, implementando politiche più efficaci per la salute mentale dei detenuti e migliorando le condizioni di vita all’interno delle carceri. È fondamentale che venga garantito un supporto adeguato per prevenire ulteriori tragedie e per restituire dignità a coloro che si trovano in una situazione di vulnerabilità.