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Successi e amicizia, Thoeni, Gros e gli altri de "La Valanga Azzurra"

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Roma, 19 ott. (askanews) - Un tuffo negli anni '70, periodo d'oro dello sci italiano. Gustavo Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa, insieme a tutti gli altri storici compagni della nazionale italiana da leggenda, riuniti ne "La Valanga Azzurra" di Giovanni Veronesi che ne ripercorre e racconta impres...

Roma, 19 ott. (askanews) – Un tuffo negli anni ’70, periodo d’oro dello sci italiano. Gustavo Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa, insieme a tutti gli altri storici compagni della nazionale italiana da leggenda, riuniti ne “La Valanga Azzurra” di Giovanni Veronesi che ne ripercorre e racconta imprese, vittorie, sconfitte, contrasti ma soprattutto la grande amicizia. Il docufilm(produzione Fandango e Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Documentari), presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Special Screening, esce come evento nelle sale solo 21, 22 e 23 ottobre.

Giovanni Veronesi sognava da bambino di diventare un campione di sci. “Nel mio cuore c’è sempre stato questo documentario. Ci avevo rinunciato, poi è arrivato Domenico Procacci e me lo ha proposto e ora mi rendo conto che è stata una delle cose più emozionanti della mia vita”.

Nel docufilm si rivivono storiche gare di Coppa del mondo, Olimpiadi, momenti goliardici, allenamenti e rivalità come quella Thoeni-Stenmark. E ci sono molte interviste che raccontano chi sono oggi quei campioni e lo spirito di gruppo ancora altissimo. Gustavo Thoeni: “Mi ha fatto tantissime domande, non finiva più, diceva è l’ultima e ce ne era ancora un’altra, non finiva più .”.

Piero Gros: “Siamo stati una grande famiglia, abbiamo vissuto per 10 anni insieme, 365 giorni l’anno, stimolandoci a vicenda e vivendo questa favola, questo momento magico dello sci negli anni ’70”.

Paolo De Chiesa: “Quando trovi un grande amico anche se non lo vedi per tanto tempo è come se lo avessi visto il giorno prima, questo provo quando rivedo loro, è come se ci fossimo visti il giorno prima in squadra 50 anni fa, ed è bellissimo”.

Dal successo straordinario alla chiusura di un capitolo, una famiglia per anni fatta di tante persone, ricordando anche chi lavorava nelle retrovie.

“Quello che ho capito di loro è che si sono divertiti ma si sono impegnati tantissimo in quello che facevano, erano tutti pronti a darsi e sacrificarsi per la squadra e questo è un insegnamento per tutti i ragazzi che fanno questo sport, così come altri sport, anche individuali, l’equipe e le persone che hai intorno sono fondamentali quanto il campione”.