Roma, 14 gen. (askanews) -“Acab”, la serie in sei episodi su Netflix dal 15 gennaio, arriva proprio mentre proseguono le polemiche sulla morte di Ramy Elgami, per cui sono indagati tre militari, ed emergono le proteste per presunti abusi subiti nella Questura di Brescia da alcune manifestanti fermate davanti ai cancelli della Leonardo. Mentre, nel frattempo, il governo è al lavoro per un quadro normativo che dovrebbe aggiungere ulteriori tutele alle forze dell’ordine. I temi affrontati nella serie ispirata al libro di Carlo Bonini e diretta da Michele Alhaique sono dunque di grandissima attualità.
A 13 anni dal film di Stefano Sollima Marco Giallini torna ad interpretare Mazinga, poliziotto convinto che l’ordine si debba mantenere con la violenza. Con lui nel Reparto Mobile di Roma questa volta ci sono, fra gli altri, i personaggi interpretati da Valentina Bellè e Pierluigi Gigante, mentre il comandante impersonato da Adriano Giannini è figlio della polizia riformista. Il regista va a fondo nell’indagare la connessione tra conflitti privati e sociali, evitando schieramenti, ma fornendo le mille sfaccettature dei personaggi.
“Un conto è vedere un telegiornale o vedere le immagini e i video su Youtube, un’altra cosa è quello che dobbiamo fare noi, cioè cercare di raccontare storie nella loro complessità per vedere cosa c’è oltre la divisa, no? – ha detto Alhaique – Questa è stata secondo me la sfida maggiore e poi lo spettatore si farà, speriamo, le domande giuste”. Marco Giallini ha sottolineato: “Sono ragazzi che ammazzano ragazzi, questo l’ho sempre pensato ed è sempre stato così. E’ chi fa sì che queste cose succedano in questo modo, sempre, non una volta all’anno, che bisognerebbe interpellare”.