Ha avuto inizio a Palermo il processo per la violenza di gruppo avvenuta il 7 luglio 2023 in un cantiere dismesso del Foro Italico.
Sono sei i ragazzi coinvolti, il settimo è già stato condannato dal Tribunale dei minori. Intanto l’associazione Donne in rete contro la violenza si costituisce parte civile nel processo.
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Inizia il processo per lo stupro di Palermo: sei i ragazzi coinvolti
Gli imputati sono sei dei sette ragazzi accusati di aver ripetutamente violentato la ragazza, all’epoca dei fatti 19enne, e di aver filmato quanto accaduto.
Il settimo del gruppo, minorenne in quel momento, è già stato condannato a 8 anni e 8 mesi dal Tribunale dei minori.
L’associazione Donne in rete contro la violenza si costituisce parte civile
L’associazione D.i.Re, Donne in rete contro la violenza, si costituisce parte civile nel processo. Antonella Veltri, presidente dell’associazione, afferma: “È importante la presenza dei Centri antiviolenza nelle aule dei tribunali a sostegno delle donne.
Compito dell’associazione è trasmettere vicinanza, solidarietà e forza a quante abbiano subito violenza in un momento di confronto con la giustizia, che auspichiamo avvenga nel rispetto di tutte e di tutti, nonché dei dispositivi di legge nazionali e internazionali“.
Elvira Rotgliano, avvocata penalista Centro antiviolenza Le Onde, aggiunge: “I Centri antiviolenza impegnano quotidianamente energie e professionalità specificamente formate per sostenere le donne nei loro percorsi di uscita dalla violenza; in un momento storico di attacco ai diritti di libertà delle donne, la costituzione di parte civile di D.i.Re al processo per lo stupro di groppo avvenuto a Palermo è, non solo un atto politico coerente coi fini statutari dell’associazione, ma anche un gesto concreto di solidarietà nei confronti della persona offesa.
Se è vero che la violenza non si risolve nelle aule di giustizia, è altrettanto vero che i giudici con le loro sentenze, rivestono un ruolo di primo piano nel cambiamento culturale e nella decostruzione di pregiudizi e stereotipi di genere, che, quando invece affermati, contribuiscono alla vittimizzazione secondaria della donna. D.i.Re con la sua presenza al processo si impegna concretamente a vigilare e prevenire ogni forma di colpevolizzazione della vittima“.
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