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Lo scorso 10 luglio i giudici di Brescia dichiararono inammissibile la richiesta di revisione del processo per la Strage di Erba. Oggi, lunedì 7 ottobre, i magistrati della Corte d’Appello hanno depositato le motivazioni.
Strage di Erba: respinta richiesta di revisione del processo
Il 10 luglio i giudici della Corte d’Appello di Brescia hanno dichiarato inammissibili le richieste di revisione della sentenza presentate dai coniugi e dal sostituto pg di Milano Bruno Tarfusser.
I legali hanno messo in discussione i tre pilastri dell’accusa: le confessioni degli imputati, il ricordo dell’unico testimone oculare Mario Frigerio e la prova scientifica, la traccia di sangue ritrovata nell’auto di Romano.
Strage di Erba, respinta richiesta di revisione del processo: i motivi
Per la Corte d’Appello di Brescia la richiesta di revisione presentata dal procuratore Tarfusser è “carente sotto il profilo della novità della prova e inammissibile per difetto di legittimazione del proponente”.
I giudici, con fermezza, escludono un complotto che avrebbe portato alla formazione di falsità di prove. Inoltre, sottolineano che i precedenti gradi di giudizio hanno escluso qualsiasi illegittimità nell’operato dei Pubblici Ministeri che raccolsero le confessioni, registrandole.
Per quanto riguarda la richiesta dei difensori è risultata per i giudici inammissibile sotto il duplice profilo della mancanza di novità e della inidoneità a ribaltare il giudizio di penale responsabilità delle prove di cui è chiesta l’ammissione:
“La diversa valutazione tecnica-scientifica di elementi fattuali già noti può costituire prova nuova, solo se fondata su nuove acquisizioni scientifiche”, sottolineano.
Infine, i giudici hanno parlato anche del materiale giornalistico:
“Poiché una parte delle prove sono rappresentate da interviste, la natura di documenti di tali interviste non vale a conferire loro il rango di prova ammissibile in sede processuale”.
Rispetto alla traccia di sangue trovata sulla Seat Arosa di Romano, i giudici dichiarano:
“La scarsa maestria del brigadiere Fadda nel fotografare le tracce evidenziate dal luminol o nell’assemblare le fotografie non vale a destituire di valore il dato del rinvenimento sul battitacco della vettura di una traccia ematica contenente il profilo genetico di Valeria Cherubini”.
Già nei precedenti gradi di giudizio è stato escluso possa essere stata lì deposta durante la perquisizione e che possa essere stato frutto di una contaminazione in laboratorio, essendo stata consegnata ed esaminata in un momento diverso dall’analisi degli indumenti delle vittime.
La testimonianza di Mario Frigerio
Le accuse di pressioni sulle confessioni di Olindo e Rosa non reggono secondo i giudici: viene ribadita la genuinità delle dichiarazioni. Non ci sarebbero prove di confessioni forzate e gli imputati non avrebbero mai lamentato coercizioni prima dell’udienza preliminare.
In merito, invece, alla testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, si era ipotizzata la sua “falsa memoria” dovuta all’intossicazione da monossido di carbonio. I giudici non hanno dubbi:
“Lucido e precisissimo nel fornire dettagli sui vicini, sulle abitudini familiari, sugli avvenimenti di quella giornata e sull’aggressione, che descrive in modo coerente rispetto alle altre emergenze istruttorie e sovrapponibile al racconto di Olindo Romano”.
In aggiunta viene ribadito che, l’intossicazione da monossido di carbonio su cui si concentra la consulenza della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi è indimostrata, perché le analisi cui era sottoposto Frigerio non comprendono alcun accertamento circa la presenza di carbossiemoglobina.
Olindo e Rosa, dunque, rimangono i soli colpevoli secondo la legge, e la strage di Erba non avrà un nuovo processo.