Nonostante si siano subito avvalsi della facoltà di non rispondere e tramite i loro avvocati si sono detti innocenti, Sabrina Fina e Massimo Caradente non solo sarebbero stati complici della strage familiare di Altavilla, ma avrebbero guidato attivamente i “riti di purificazione” che hanno condotto alla morte Antonella Salamone e i due figli Kevin ed Emanuel.
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Le parole della figlia sopravvissuta
La 17enne ha fornito una ricostruzione dettagliata di quanto accaduto in quei giorni e ha raccontato della frequentazione tra i genitori e la coppia di Palermo: “Sabrina e Massimo frequentavano i miei genitori e assistevano ai litigi, nelle ultime settimane frequentavano solo loro“. Una settimana prima che venissero uccisi la donna e i due figli, Fina e Caradente si erano trasferiti nella loro casa di Altavilla Milicia.
Qui i due coniugi avrebbero convinto Barreca, marito di Antonella Salamone, e i due figli più grandi che la madre ed Emanuel fossero posseduti da un demone e avrebbero messo in atto un rituale per espellere questo spirito dai loro corpi, tramite torture fisiche che li avrebbero portati alla morte: “Mia madre, prima di morire, mi disse che erano venuti da noi solo ed esclusivamente per fare pulizia nella casa, perché c’erano troppi demoni” ha raccontato la ragazza.
“Una sera, dopo la morte di mia madre, Massimo aveva mal di testa, e sosteneva che fossero i demoni ad attaccarlo. Si è alzato, è andato da mio fratello e gli ha detto ‘Il problema sei tu‘” ha continuato l’unica figlia sopravvissuta.
Gli inquirenti: “Agito in preda ad una forma di delirio mistico”
Gli inquirenti sostengono che gli indagati abbiamo “agito in preda ad una forma di delirio mistico, da quanto rappresentato dall’unica testimone oculare delle torture e delle uccisioni dei familiari, ritenendo di agire in esecuzione della volontà di Dio per allontanare i demoni presenti all’interno di quel nucleo familiare“.
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