Roma, 2 feb.
(Adnkronos) – "Caro Presidente John Elkann, Le scrive uno delle centinaia di migliaia di figli di immigrati arrivati a Torino negli anni 60 e 70. Siamo cresciuti a pane e Fiat, orgogliosi di un’azienda che dava lavoro a tanti. Ad esempio, ricordo la gioia da bambino di andare a Torino Esposizioni l’ultima settimana prima di Natale per ritirare, mano nella mano con il babbo, il regalo dell’azienda, che si sommava prezioso a quello di parenti e amici".
Così Stefano Lepri del Pd su Fb.
"Molti fatti che Lei ben conosce preoccupano la nostra comunità. Mi riferisco soprattutto allo strisciante svuotamento delle attività strategiche e di ricerca nelle sedi torinesi, all’assenza di un chiaro programma di sviluppo di nuovi modelli a Mirafiori, alla brutale spinta alla riduzione dei costi che si sta imponendo ai fornitori piemontesi, pena la loro sostituzione". Potrebbe "imporre linee guida per cui il solo risparmio (specie se modesto) a parità di qualità non debba essere l’unico criterio di scelta tra i fornitori, perché l’effetto non può essere scaricato solo sulla collettività.
E specie su un territorio (Torino e provincia) dove ora vivono i figli dell’almeno milione di persone venute a sostenere, a suo tempo, l’industria automobilistica torinese".
"La generosa comunità a cui la sua famiglia d’origine tanto ha dato – pur sapendo l’asprezza delle dinamiche competitive – oggi si sente un po’ abbandonata. Se non tradita. Lei ha le risorse economiche, la forza e l’intelligenza, se solo vuole, di dimostrare che l’attaccamento storico dei torinesi alla Fabbrica Italiana Automobili Torino può, ancora oggi, avere buoni motivi".