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Elkann respinge l'invito del Parlamento: la politica attacca Stellantis e i sindacati chiedono risposte urgenti

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Alberto Gusmeroli della Lega annuncia che John Elkann ha rifiutato di comparire in Parlamento per discutere della crisi di Stellantis

Il Comitato esecutivo ad interim è al lavoro dopo le dimissioni del CEO Carlos Tavares, mentre cresce la pressione di maggioranza e opposizione su John Elkann affinché si presenti in Parlamento a riferire. L’imprenditore rifiuta, suscitando forti tensioni politiche.

Elkann rifiuta di presentarsi in Parlamento: i partiti attaccano

Elkann è stato criticato da vari partiti politici dopo aver rifiutato più inviti a testimoniare in Parlamento riguardo alle decisioni strategiche e agli impatti occupazionali di Stellantis. Il confronto più recente è avvenuto dopo che Elkann ha respinto un terzo invito da parte di Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive alla Camera dei Deputati.

Matteo Salvini ha espresso frustrazione, accusando Elkann di prendere soldi pubblici mentre sposta le operazioni all’estero, in particolare sottolineando i limitati investimenti di Stellantis in Italia. L’invito del vicepremier leghista a Elkann è a presentarsi in Parlamento con un assegno che ricordi quanti miliardi di denaro pubblico negli anni questa azienda ha incassato.

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, invece, ha dichiarato:

Venga quanto prima in audizione, perché un confronto con i parlamentari di maggioranza e opposizione è importante e necessario”.

Nel frattempo, il possibile pagamento di una buonuscita a Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, stimato attorno ai 100 milioni di euro, ha suscitato forte indignazione. Sebbene l’azienda abbia smentito tali cifre, la controversia continua ad alimentare il dibattito.

“Io rinunciai alla mia buonuscita da commissario Ue, circa mezzo milione di euro”, ha ricordato il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani.

Elkann rifiuta di presentarsi in Parlamento: sindacati preoccupati per i lavoratori

I sindacati, preoccupati per la sicurezza dei 12.000 posti di lavoro e per la chiusura di stabilimenti, chiedono un confronto diretto con la proprietà prima del summit sull’automotive previsto per dicembre, sollecitando garanzie occupazionali e politiche industriali chiare.