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Stellantis, crisi solo per i dipendenti, agli azionisti dividendi per 16 miliardi

operaio cade nel vuoto attimi di paura a hitachi

L'azienda in crisi taglia fabbriche e personale in Italia ma negli ultimi anni ha distribuito cedole record agli azionisti. Produttività in calo e investimenti ridotti pesano sul futuro

Mentre Stellantis celebra dividendi per 16,1 miliardi di euro negli ultimi quattro anni, gli stabilimenti italiani dell’ex Fiat arrancano. Tra il 2021 e il 2024, i dipendenti in Italia sono calati del 25%, passando da 53 mila a circa 40 mila, con oltre 13 mila posti di lavoro persi. Nel solo 2024, sono stati incentivati circa 3 mila esodi, con somme variabili tra i 30 e i 130 mila euro per lavoratore, per un totale stimato di 500 milioni di euro.

Il governo, preoccupato per l’impatto sul settore, punta a rilanciare la produzione auto nazionale a un milione di veicoli entro il 2030, contro i meno di 500 mila stimati per il 2024. Tuttavia, Stellantis lamenta una produttività degli stabilimenti italiani inferiore del 38% rispetto a quelli spagnoli.

Maserati in crisi e le dimissioni di Tavares

John Elkann, presidente di Stellantis, che ha detto no all’invito ad andare a riferire in Parlamento, ha visitato la fabbrica Maserati di Modena, simbolo delle difficoltà del gruppo. Tra gennaio e settembre 2024, lo stabilimento ha prodotto appena 220 auto, un quarto rispetto al 2023. Le vendite globali di Maserati si attestano a 8.600 unità, ben lontane dai numeri necessari per rilanciare il marchio del Tridente.

La crisi arriva in un momento di transizione per Stellantis: dopo le dimissioni del CEO Carlos Tavares, la guida è passata a un comitato speciale. Il nuovo CEO non è ancora stato nominato, ma tra i papabili spicca Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa.

Investimenti ridotti e futuro incerto

Nonostante i risultati finanziari record, Stellantis è stata criticata per i bassi investimenti in ricerca e sviluppo. Dal 2021 al 2023, il gruppo ha speso solo il 3,8% dei ricavi annuali in innovazione, contro l’8,1% di Volkswagen. A ciò si aggiunge il ricorso massiccio alla cassa integrazione, che dal 2021 al maggio 2024 è costata 703 milioni di euro allo Stato italiano.

Con il valore delle azioni in calo del 43% nel 2024 e una quota di mercato europea del 15%, il gruppo affronta sfide significative. Il tavolo con il governo previsto il 17 dicembre sarà cruciale per il futuro del settore.