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Un’inchiesta inquietante
La procura di Milano ha avviato un’inchiesta che ha dell’incredibile, coinvolgendo due imprenditori italiani, di 34 e 60 anni, accusati di collaborare con i servizi di intelligence russi. Questi ultimi avrebbero fornito, in cambio di criptovalute, dati sensibili, documentazione classificata e fotografie di installazioni militari. La situazione si complica ulteriormente con la mappatura dei sistemi di videosorveglianza di Milano e Roma, con particolare attenzione alle cosiddette “zone grigie”, aree non coperte da telecamere.
Le accuse e le indagini
Le indagini, coordinate dal pm Alessandro Gobbis, sono scaturite da un’attività investigativa condotta dal Ros di Milano, in collaborazione con la Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria di Roma. I due imprenditori sono accusati di “corruzione del cittadino da parte dello straniero”, aggravata dall’articolo 270 bis, in quanto commessa per finalità di terrorismo ed eversione. I rapporti tra i due e i presunti agenti russi sarebbero iniziati sul deep web e proseguiti su Telegram, specialmente dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Motivazioni ideologiche e finanziarie
Oltre a ricevere compensi in criptovalute, che variavano da 2.000 a 10.000 euro, gli imprenditori avrebbero agito anche per motivazioni ideologiche, schierandosi dalla parte della Russia nel conflitto e contro le politiche occidentali. L’inchiesta ha rivelato che i due avrebbero messo a disposizione informazioni, dalle più banali come ricerche sul web, fino a fotografie di obiettivi militari. Inoltre, si sono proposti di installare “dash cam” nei taxi di Milano, con l’intento di trasferire le immagini all’intelligence russa, senza che i tassisti ne fossero a conoscenza.
Le implicazioni della mappatura
La volontà di mappare i sistemi di videosorveglianza ha destato particolare allarme tra gli inquirenti. La richiesta di “vedere” dove non ci sono telecamere suggerisce un piano ben congegnato per ottenere il controllo su aree sensibili delle città. Le perquisizioni effettuate prima dell’estate hanno rivelato un interesse marcato per la raccolta di dati, simile a operazioni di dossieraggio su imprenditori e altre figure di rilevanza. Questo scenario inquietante solleva interrogativi sulla sicurezza nazionale e sull’influenza straniera in Italia.