Nel corso della sua lunga storia, Roma fu costretta ad affrontare diverse rivolte da parte degli schiavi, numerosa e sfortunata categoria di persone che non godeva di alcun diritto, e che veniva considerata alla stregua, se non peggio, di res, oggetti.
Fra tutte le guerre servili che interessarono l’Impero, quella capeggiata da Spartaco (nel 73 a.C.)è entrata nella leggenda, non solo perché riuscì a mettere in seria difficoltà i vertici politici romani, ma anche e soprattutto per la forza e il coraggio con cui fu combattuta da parte di uomini che preferirono la morte a una una vita da servi.
Scarse sono le notizie biografiche su Spartaco; si sa che era nato in Tracia, probabilmente da famiglia molto povera, e che aveva combattuto in una legione come volontario o perché venduto dopo essere stato fatto prigioniero di guerra; è tuttavia certo che divenne dapprima uno schiavo, e infine, avendone le caratteristiche fisiche necessarie, fece il gladiatore.
Dotato di forte carisma e personalità straordinaria, riuscì a convincere non solo i compagni a ribellarsi all’iniquo regime cui erano sottoposti, ma anche a stringere un patto con altri cittadini degli strati più bassi della scala sociale, soprattutto pastori, cosa non semplice in un’epoca nella quale non esisteva il moderno concetto di “lotta di classe” e in cui non c’era, di solito, alcun tipo di solidarietà tra gli appartenenti ai diversi strati bassi della popolazione.
La grandezza di Spartaco fu proprio quella di aver capito la necessità di un’unione politica tra gli sfruttati e oppressi, comprendendo che combattere insieme per un unico obiettivo rappresentava la sola possibilità di uscire dalla condizione disumana in cui erano tenuti.
E infatti moltissimi uomini si unirono alle truppe di Spartaco, contadini soprattutto, fino a superare le 150000 unità; i rivoltosi vinsero molte battaglie, tra cui una a Petilia contro Crasso, ma in seguito, nulla potettero contro la schiacciante superiorità numerica dei romani di Cneo Pompeo, unitisi alle truppe di Crasso.
La battaglia finale, presso il fiume Sele, fu una carneficina: circa sessantamila schiavi furono uccisi, compreso Spartaco, il cui corpo però non venne mai trovato, mentre seimila di loro, dopo essere stati fatti prigionieri, furono crudelmente crocifissi lungo la via Appia: orribile spettacolo che tragicamente metteva fine a una delle pagine più gloriose che gli uomini abbiano combattuto in nome della Libertà.