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Il caso di Giovambattista De Sarro
Giovambattista De Sarro, ex rettore dell’università “Magna Graecia” di Catanzaro, ha lasciato gli arresti domiciliari dopo che il Tribunale del riesame ha deciso di sostituire la misura cautelare con una sospensione dai pubblici uffici per un periodo di nove mesi. Questo provvedimento arriva in seguito all’operazione “Grecale”, che ha portato alla luce un presunto sistema illecito all’interno dell’ateneo, coinvolgendo 11 tra docenti e ricercatori, oltre a veterinari dell’Azienda sanitaria provinciale.
Le accuse gravi e le indagini
Le indagini condotte dal Gruppo di Catanzaro della Guardia di finanza hanno rivelato accuse di associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa aggravata ai danni dello Stato. In particolare, l’accusa ha messo in evidenza pratiche di maltrattamento e uccisione di animali, con particolare riferimento a topi utilizzati come cavie in laboratori scientifici. Questi animali sarebbero stati sottoposti a sevizie, alcuni dei quali uccisi senza anestesia, violando le normative vigenti.
Le criticità nei laboratori e il sistema illecito
Le condizioni igieniche e ambientali dei laboratori sono state descritte come critiche, ma i veterinari incaricati dei controlli non avrebbero rilevato irregolarità. Secondo le indagini, esisterebbe un “collaudato sistema illecito” che pilotava le ispezioni per ottenere attestazioni di regolarità, evitando così la revoca di finanziamenti ministeriali che ammontano a circa due milioni di euro. Questo scenario ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e sull’etica delle pratiche di ricerca all’interno dell’università.
La difesa di De Sarro e le contraddizioni nelle indagini
L’avvocato di De Sarro, Maria Bonaddio, ha presentato un’istanza al Tribunale del riesame, evidenziando la carenza di gravità indiziaria e l’insussistenza di un pericolo di inquinamento delle prove. La difesa ha sottolineato anche le contraddizioni presenti negli atti d’indagine, che metterebbero in discussione le imputazioni contestate al suo assistito. La decisione del tribunale di annullare l’ordinanza di custodia cautelare ha suscitato un acceso dibattito sull’adeguatezza delle misure cautelari in casi di questo tipo.