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Sonia Bergamasco dentro il mistero della divina in "Duse, the Greatest"

Roma, 24 gen. (askanews) – E’ un viaggio nel mistero e nella grandezza della “divina” “Duse, the Greatest”, il documentario scritto e diretto da Sonia Bergamasco, nei cinema dal 3 febbraio, con un’anteprima il 25 gennaio al Sudestival, il festival lungo un inverno della Città di Monopoli. Partendo dalle poche tracce rimaste della grande attrice di teatro, le fotografie, le lettere, i testi, l’unico film, “Cenere”, Bergamasco mostra come lei rivoluzionò i codici della recitazione con la sua “verità”.

“Aveva una tecnica così affilata, così magistrale che non si vedeva più, mentre una grandissima sua contemporanea, Sara Bernhardt, aveva una tecnica eccelsa ma si vedeva. Era un gioco a mostrare mentre, mentre per Eleonora Duse era un gioco a nascondere, sottrarre”.

Duse conquistò Charlie Chaplin, che la definì la più grande artista del mondo; fu venerata in Italia e negli Stati Uniti. Un 20enne Lee Strasberg la vide a teatro e a lei si ispirò per il suo metodo di recitazione: “non si capiva che stava recitando” dice in un filmato mostrato nel documentario. Divina ma mai diva, capocomica oltre che attrice, Duse fu anche amatissima dal pubblico femminile della sua epoca. Bergamasco ha spiegato: “Lei aveva scelto ruoli e personaggi che parlavano al presente, che parlavano la stessa lingua delle donne che venivano a teatro, quindi c’era un rispecchiamento molto forte, anche donne eversive, o crudeli, o assassine, o donne che soffrivano molto, soffrivano tradimenti, ingiustizie, però sceglieva di parlare una lingua anche quotidiana”.