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Il soldato inglese si chiamava Dennis Hutton Fox, apparteneva al Reggimento delle Coldstream Guards ed era stato fatto prigioniero dalle truppe italo-tedesche in Libia.
La visita della famiglia del soldato ad Ascoli 80 anni dopo
A distanza di 80 anni, le due figlie, i nipoti e una pronipote del soldato Dennis sono tornati ieri, 21 aprile 2024, ad Ascoli per incontrare i discendenti di quelle famiglie e visitare i luoghi in cui fu nascosto: il monastero di San Giorgio e il monte di Rosara.
Gli organizzatori dell’incontro sono stati: Becco Giordani, Lorenzo e Luigi Mancini, parenti di Emidio Tassi, uno degli altri due capofamiglia che all’epoca decisero di nascondere il militare.
«Una reunion nata quasi per caso. Tutto è partito da un nostro messaggio su Facebook a Tomas Ableman, uno dei nipoti di Dennis: la cosa ha entusiasmato anche lui e alla fine da Londra sono venuti addirittura in otto».
La fuga del soldato Dennis e l’aiuto delle famiglie di Ascoli
Tra l’Autunno del 1943 e l’estate del 1944, tre famiglie ascolane nascosero un giovane soldato inglese fuggito dal campo di prigionia di Sforzacosta (Macerata) e arrivato, dopo giorni di cammino, al monte di Rosara ad Ascoli.
Le figlie di Dennis, Margaret Last e Sheila Ableman, emozionate dell’incontro, affermano:
«Per noi è un sogno essere qui. E’ la prima volta che veniamo in Italia insieme ed è la prima volta assoluta per i nipoti di Dennis, per il suo genero John e per la pronipote Anna, figlia di Thomas. Insomma, ci sono tre generazioni nate da lui e probabilmente senza il coraggio delle famiglie di Antonucci Mattia, Tassi Michele e Tassi Emidio nessuno di noi sarebbe qui oggi. Vogliamo dire grazie di cuore a tutti coloro che si sono spesi per questa giornata e che hanno partecipato all’evento, portandoci addirittura in una delle grotte utilizzate da Dennis. E’ stato meraviglioso e indimenticabile».
I contatti tra Ascoli e la famiglia del soldato inglese
«I motivi che ci hanno spinto a riprendere i contatti con loro sono stati da un lato la ricorrenza dell’80/o anniversario di questa vicenda e dall’altro la possibilità di poter contare ancora sulla presenza degli ultimi testimoni viventi di quel periodo. Ricordiamo molto bene quei giorni proprio perché eravamo bambini. Eravamo infatti soprattutto noi, di tutte e tre le famiglie, a portargli tutto il necessario. Il motivo? Davamo meno nell’occhio e i tedeschi, che poco dopo l’8 di settembre del ’43 arrivarono al Monastero per osservare meglio San Giacomo, non ci davano troppa attenzione. I nostri genitori ci mandavano a turno, magari mentre portavamo al pascolo le pecore, nelle grotte dove si nascondeva Dennis. Gli portavamo cibo, come uova al tegamino e frutta, oltre all’acqua e a tutto il necessario per sopravvivere».