La studentessa 26enne che ha denunciato Simone Borgese per violenza sessuale ha raccontato agli inquirenti i drammatici momenti vissuti l’8 maggio.
Simone Borgese, parla la ragazza che lo ha denunciato per stupro
La studentessa che ha denunciato Simone Borgese per violenza sessuale ha raccontato agli inquirenti i drammatici momenti vissuti lo scorso 8 maggio, quando è salita sull’auto e lui l’ha stuprata in una zona isolata della Magliana a Roma. “Non sono stata lucida e mi ha manipolata. Quando mi ha detto mi fai quello che devi fare e ti lascio andare mi è calato un velo nero davanti agli occhi. Volevo scappare, ma ero sola, a piedi e senza telefono, ho avuto paura che finisse male” ha dichiarato la giovane. Borgese era stato scarcerato nel 2021 dopo una condanna a sette anni per violenza sessuale nei confronti di una tassista e ha alle spalle un’altra condanna a due anni per violenza su una 14enne.
La giovane studentessa si trovava alla fermata dell’autobus in via della Magliana, diretta alla stazione e al lavoro. Frequenta un’università romana e lavora per mantenersi gli studi. Le si è avvicinata una Multipla grigio chiaro e il 33enne le ha chiesto indicazioni stradali per l’Eur. Con questa scusa Borgese l’ha convinta a salire in macchina.
Ragazza che ha denunciato Simone Borgese: “Mi ha fatto delle richieste sessuali”
La ragazza si è poi accorta che Borgese aveva superato il punto in cui avrebbe dovuto lasciarla e ha capito che era in pericolo. Lui le ha chiesto il telefono con la scusa di fare una telefonata, ma non glielo ha più ridato, dicendole che doveva fargli dei favori sessuali per riaverlo. “Si è sbottonato i pantaloni e mi ha chiesto di spogliarmi, volevo scappare, ma ho temuto che mi facesse del male, perché ero sola e lui fisicamente molto più forte di me. Mi ha fatto delle richieste sessuali e io ho scelto la meno peggio. Facciamo questo e poi ti lascio andare” ha dichiarato la ragazza.
Quando lui l’ha lasciata andare, la giovane ha raggiunto la stazione di Villa Bonelli e una ragazza si è resa conto che era in difficoltà. “Altre due ragazze si sono prese cura di me, mi hanno ascoltata e accompagnata a casa per poi convincermi a denunciare subito portandomi in commissariato di San Giovanni. Dopo due giorni ho raccontato tutto ai miei genitori. Mi vergognavo e sentivo in colpa per essere salita su quella macchina” ha raccontato.