Moussa Sangare, il 30enne reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio del 2024 a Terno d’Isola, nel Bergamasco, verrà sottoposto a perizia psichiatrica. A stabilirlo sono stati i giudici della Corte d’assise di Bergamo al termine della prima udienza del processo, iniziato oggi, 25 febbraio.
Moussa Sangare verso la perizia psichiatrica: la sorpresa della famiglia di Sharon Verzeni
Ad essere presenti in aula il padre, la madre, la sorella e il compagno della vittima, Sergio Ruocco, rimasti “sorpresi” per la decisione dei giudici. “Confidiamo sempre nella giustizia”, ha affermato il padre di Sharon. Sangare è entrato nella gabbia trasparente blindata e si è seduto senza incrociare lo sguardo dei famigliari di Sharon, e si è poi seduto accanto al suo avvocato Giacomo Maj. L’avvocato avrebbe chiesto la perizia psichiatrica sulla capacità di stare in giudizio e sulla capacità di intendere e di volere del suo assistito al momento del fatto. Il legale si è riferito a “atteggiamenti distaccati dalla realtà” di Sangare, stando ad alcune relazioni, e la richiesta è stata accolta dai giudici della Corte d’Assise di Bergamo. Il 15 marzo sarà dunque nominato un perito per la valutazione sia della capacità di stare in giudizio di Sangare sia sulla sua capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio di Verzeni.
Il parere del pm
Il pm di Bergamo Emanuele Marchisio si era invece opposto alla concessione della perizia psichiatrica e aveva sottolineando che era stato dimesso dal reparto protetti a settembre. Sangare è stato definito raziocinante e capace di capire la situazione nella quale si trova. Il pm avrebbe sottolineato come dopo il delitto Sangare si sia comportato “con una certa intelligenza”: “È scappato, ha cambiato la bicicletta, si è tagliato i capelli”. Ha inoltre aggiunto che ritenerlo incapace di stare in giudizio è una “forzatura logica”. Per quanto riguarda la capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio il pm avrebbe spiegato che si è trattato invece più di “apatia morale”, sebbene si è affidato al giudizio della Corte. Prima che la Corte d’assise di Bergamo si riunisse in camera di consiglio per la decisione sulle istanze dell’istruttoria, inclusa la perizia psichiatrica, alla richiesta dei giudici se volesse dire qualcosa Sangare avrebbe gesticolato, aggiungendo: “Sono innocente”.