Il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi è ricoverato al Gemelli per combattere la sua malattia, ovvero la depressione. Delle sue condizioni di salute ha parlato la psicoterapeuta Emilia Sannini. Ecco cosa ha detto.
Vittorio Sgarbi ricoverato al Gemelli
Vittorio Sgarbi è ricoverato da una decina di giorni al Policlinico Gemelli di Roma per una grave forma di depressione, che lo ha portato non solo a un importante calo dell’appetito ma anche al rifiuto di alimentarsi. Era stato lui stesso, nel corso di una intervista a Robinson, l’inserto de La Repubblica, ha svelare di soffrire di depressione: “Ho perso parecchi chili, faccio fatica a fare tutto. Riesco a tratti ancora a lavorare. Ho sempre dormito poco, ora passo molto tempo a letto. E poi vedo male: per uno storico dell’arte non è il massimo”. Le condizioni di Sgarbi sono però peggiorate tanto appunto da richiederne il ricovero ospedaliero. La psicoterapeuta Emilia Sannini ha parlato delle condizioni di salute del critico d’arte, ecco cosa ha detto.
Sgarbi grave? La psicologa svela la verità sulla sua condizione
Vittorio Sgarbi è, come detto, ricoverato da una decina di giorni al Gemelli di Roma per una grave forma di depressione. Della sua situazione clinica ha parlato la psicoterapeuta Emilia Sannini: “il livello di gravità richiede una presa in carico totale. Ossia una gestione clinica accurata complessa su più livelli.” Alla domanda sul perché non si alimenta, la psicoterapeuta ha risposto che la depressione non è solamente tristezza, ma anche il corpo ha un ruolo importante come appunto la perdita dell’appetito: “un vero e proprio disinteresse ad alimentarsi nutrirsi tenersi in vita.” Il paziente viene quindi alimentato con una nutrizione parenterale. Infine alla domanda se è grave, Emilia Sannini ha risposto che, come tutte le malattie, anche la depressione può presentarsi a diversi livelli di gravità: “grave è un paziente per cui in virtù della patologia la sua vita sociale, relazionale e professionale è inficiata in parte o in tutto. Un paziente è grave quando la sua prognosi appare inficiata in virtù della sua scarsa collaborazione al trattamento farmacologico o psicologico proposto.”