La sepsi è una risposta infiammatoria eccessiva causata da un’infezione, che in Italia colpisce ogni anno almeno 60.000 persone. È una condizione comune e complessa da gestire, che nei casi gravi può essere fatale, soprattutto se associata a insufficienza d’organo o shock settico. Quali sono la terapia e le cure più efficaci per combatterla?
Sepsi: l’infezione da non sottovalutare
Il processo inizia quando i microrganismi entrano nel sangue e si diffondono all’intero organismo, causando una risposta infiammatoria che danneggia organi e tessuti. Le principali porte d’ingresso per la sepsi includono ferite non disinfettate, infezioni respiratorie come la polmonite, disturbi delle vie urinarie e infezioni gastrointestinali, anche post-operatorie.
La sepsi può colpire chiunque abbia un’infezione, ma è più comune in neonati, bambini, anziani e persone con malattie croniche o un sistema immunitario indebolito. Richiede un trattamento ospedaliero urgente e può causare malfunzionamenti organici e shock settico, con rischio di morte. Se trattata tempestivamente, la guarigione è possibile senza effetti a lungo termine.
I sintomi variano a seconda del germe responsabile, della sua localizzazione e della risposta dell’organismo. In genere, si manifestano con febbre, brividi e aumento degli indici infiammatori. Nei casi gravi, si aggiungono ipotensione, tachicardia, ipossigenazione periferica e problemi di coagulazione.
Sepsi: l’infezione da non sottovalutare, terapia e cure
Per la diagnosi, è necessario isolare il microrganismo nel sangue tramite emocoltura. Un trattamento antibiotico tempestivo è fondamentale per ridurre il rischio di morte. Per trattare la sepsi, il personale medico utilizza fluidi endovenosi per stabilizzare la pressione sanguigna, insulina per regolare la glicemia, ossigeno tramite ventilatore, chirurgia per rimuovere tessuti danneggiati e farmaci per sostenere la pressione.
La durata e l’efficacia del trattamento dipendono dalla tempestività, dalla gravità dell’infezione e dalle condizioni generali del paziente. Il trattamento può durare da alcuni giorni a più settimane.