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Il caso di Dionisio Merli
Il recente verdetto del Tribunale di Teramo ha segnato un’importante vittoria per le famiglie delle vittime dell’amianto. L’Inail è stato condannato a risarcire le eredi di Dionisio Merli, un ex macchinista delle Ferrovie, deceduto a causa di un adenocarcinoma polmonare, malattia riconducibile all’esposizione prolungata all’amianto durante il suo lavoro. Merli, originario di Colonella, ha dedicato 27 anni della sua vita professionale alle Ferrovie, operando in diverse località senza adeguate protezioni contro l’amianto, un materiale altamente tossico.
La lotta per il riconoscimento della malattia
Nel 2010, dopo aver ricevuto la diagnosi di adenocarcinoma, Merli ha presentato domanda di riconoscimento della malattia professionale all’Inail, che inizialmente ha respinto la richiesta, attribuendo la causa della malattia al fumo. Tuttavia, i familiari di Merli, assistiti dall’avvocato Ezio Bonanni, hanno deciso di intraprendere un’azione legale per ottenere giustizia. Durante il processo, è emerso che le locomotive su cui lavorava Merli erano contaminate da amianto, utilizzato per la coibentazione e la protezione contro il fuoco, rilasciando polveri tossiche nell’ambiente di lavoro.
Le conseguenze dell’esposizione all’amianto
Il caso di Dionisio Merli è emblematico di una problematica più ampia che affligge i lavoratori esposti all’amianto. Secondo il Rapporto ReNaM dell’Inail, sono stati registrati circa 696 casi di mesotelioma nel settore ferroviario, con un numero significativo di macchinisti colpiti. L’amianto è stato utilizzato in vari componenti delle locomotive, rendendo i lavoratori vulnerabili a malattie gravi come il mesotelioma e altre patologie correlate. La sentenza del Tribunale di Teramo non solo riconosce il diritto delle vittime a ricevere un risarcimento, ma sottolinea anche l’importanza di una maggiore consapevolezza e protezione per i lavoratori esposti a materiali pericolosi.