La scorsa domenica, il Senegal è stato teatro di aggressivi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine locali, nell’ambito delle proteste contro la scelta del presidente Macky Sall di rinviare a tempo indeterminato le elezioni originariamente pianificate per il 25 febbraio. Le manifestazioni, prevalentemente concentrate nella capitale Dakar, hanno visto la partecipazione di diverse centinaia di persone, rispondendo all’appello dei principali politici dell’opposizione.
Proteste Senegal, polizia adopera gas lacrimogeni
Inizialmente, i manifestanti avevano espresso il loro dissenso in modo pacifico, sventolando bandiere senegalesi e indossando le maglie della squadra nazionale di calcio. Tuttavia, la situazione è precipitata quando la polizia ha risposto con l’uso di gas lacrimogeni per disperdere la folla. L’episodio ha evidenziato la crescente tensione nel paese, alimentata dalla controversa decisione presidenziale e dalle conseguenti preoccupazioni sul processo elettorale.
Durante le proteste, le autorità hanno proceduto con l’arresto di vari manifestanti, tra cui figure di spicco come Aminata Touré, ex prima ministra tra il 2013 e il 2014, e Anta Babacar Ngom, candidata alle elezioni presidenziali.
Elezioni in Senegal, il motivo del rinvio
Il rinvio delle elezioni presidenziali a suffragio universale diretto in Senegal rappresenta un evento straordinario, la prima interruzione di questo genere dal 1963 in un paese che non ha mai patito un colpo di stato, una rarità nel continente africano. Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana, ha esortato i senegalesi a risolvere la “disputa politica attraverso la consultazione, la comprensione e il dialogo”.
L’annuncio del presidente Sall ha provocato proteste e scontri. Il contesto del rinvio delle elezioni è caratterizzato da un conflitto tra l’Assemblea nazionale e il Consiglio costituzionale. Tra i candidati esclusi vi sono due leader dell’opposizione: Ousmane Sonko, attualmente detenuto dal luglio scorso, e Karim Wade, ministro e figlio dell’ex presidente Abdoulaye Wade (2000-2012). Wade ha sollevato dubbi sull’integrità di due giudici costituzionali, chiedendo così che venissero rinviate le elezioni.