A seguito di un grave incidente d’auto, una giovane donna si era sottoposta a intervento d’urgenza presso l’ospedale Careggi. L’operazione, considerata salvavita, si era resa necessaria a causa delle molte fratture cranio facciali della ragazza, che nello scontro aveva perso anche metà braccio.
Scoperta shock a Firenze: una punta di ferro nel cranio per anni
Dopo il primo, erano seguiti altri interventi maxillo facciali, per ricostruire una parte del volto: un inferno che sarebbe iniziato nel 2002 e resosi ancora più drammatico nel 2010 quando, durante una risonanza magnetica, le viene individuato dai medici un corpo estraneo metallico nel cranio. Si tratta della punta di una fresa usata in uno degli interventi effettuati a seguito dell’incidente. La ragazza ha così deciso di fare causa al Careggi e al medico ha eseguito l’operazione. Nel 2013, in primo grado, i giudici le danno ragione, e condannano entrambi i professionisti al risarcimento di circa 30 mila euro.
Cos’ha decretato la sentenza della corte di appello
Nella giornata di ieri, però, la corte di appello di Firenze ha confermato la sentenza, riquantificando però il danno non patrimoniale a oltre 163 mila euro, come “conseguenza della malpractice medica”. Un elemento decisivo nella valutazione è stato che la vittima dovrà convivere per sempre con il corpo estraneo nel cranio, ormai non più rimovibile e per di più posizionato in direzione del cervello. Sebbene il pezzo di metallo non provochi dolore alla donna, la sua presenza favorisce un “disturbo di ansia connesso alla acquisita consapevolezza” della sua presenza e del fatto che potrebbe causare danni ancor più gravi in caso di caduta o di movimenti imprevisti.