Il primario e la vice dell’Ospedale Santa Chiara sono stati assolti dall’accusa di mobbing nei confronti di Sara Pedri, ginecologa scomparsa il 4 marzo 2021. La sparizione ha suscitato testimonianze su un ambiente di lavoro che sembrava logorarla.
Scomparsa Sara Pedri, l’ex primario e la sua vice assolti dall’accusa di maltrattamenti
La pm Maria Colpani aveva chiesto per l’ex primario Saverio Tateo e la sua vice, Liliana Mereu, una condanna di 4 anni, 2 mesi e 20 giorni. Tuttavia, oggi è arrivata la decisione finale: i due sono stati assolti con formula piena, con la dichiarazione che ‘il fatto non sussiste‘, dal gup del Tribunale di Trento, Marco Tamburrino.
Secondo le denunce della famiglia e di alcune colleghe, nel reparto dove lavorava Sara Pedri si sarebbe creato un ambiente di lavoro insostenibile, segnato da mobbing, turni estenuanti, pressioni psicologiche e umiliazioni. La sorella Emanuela ha riferito che Sara soffriva di un grave malessere, smettendo di mangiare e dormire, e che il suo stato mentale era peggiorato a causa delle vessazioni subite.
“Sono innocenti come noi sapevamo dall’inizio di questa storia. Per quattro anni abbiamo lavorato su robuste ragioni, con la convinzione che la giurisdizione le avrebbe riconosciute, e così è stato”, ha detto Salvatore Scuto, difensore di Tateo assieme all’avvocato Nicola Stolfi.
Nel processo 21 persone, tra cui la madre e la sorella di Sara, si sono costituite parte civile, denunciando abusi sul posto di lavoro. L’avvocato Andrea De Bertolini, che rappresenta sette lavoratrici costituite parti civili, ha sottolineato che la vicenda presenta difficoltà nel valutare l’effettiva responsabilità degli imputati rispetto al reato contestato. Ha inoltre evidenziato che nel nostro ordinamento non esiste un reato specifico per il mobbing, che è stato il tema principale di questo processo, trattato e approfondito a lungo.
A quattro anni dalla scomparsa, ancora nessuna traccia di Sara Pedri
Sara Pedri, ginecologa di Forlì, è scomparsa il 4 marzo 2021 dopo aver lasciato la sua auto vicino al ponte di Mostizzolo, in Trentino. Nell’abitacolo della sua Volkswagen T Roc è stato trovato solo il suo smartphone, ma di lei non c’è traccia.
La giovane dottoressa, 31 anni, lavorava da poco nel reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento e quotidianamente percorreva il tragitto da Cles, dove risiedeva, fino all’ospedale.
“Siamo convinti che Sara abbia compiuto un gesto estremo perché abbiamo visto come si era ridotta. Mia sorella era vittima di mobbing e si era ammalata. Parlava con un filo di voce, non dormiva, non mangiava. Voleva liberarsi da un malessere”, ha dichiarato in questi anni la sorella.